“Sono un uomo fortunato”. Massimo Mauro rompe il silenzio ad una settimana dall’infarto che lo ha colpito mentre giocava a padel con amici a Catanzaro. L’ex calciatore di Juventus e Napoli è stato sottoposto d’urgenza ad un’angioplastica e due giorni fa è tornato a casa.
“Sarebbe stato ingiusto non star qui a raccontare – dice al “Corriere della Sera” – Devo fare ancora tante cose, una in particolare ed è piuttosto importante”. Questa cosa ha a che fare con la Fondazione per la Ricerca e lo Sport attiva nella lotta alla sclerosi laterale amiotrofica creata con l’amico e socio Gianluca Vialli scomparso sette mesi fa. L’obiettivo di Massimo Mauro è “continuare a lavorare per favorire la ricerca sulla Sla”. “E’ l’eredità che mi ha lasciato Vialli, lo facevamo insieme. Con convinzione – spiega – Quando sarà stato trovato il farmaco che garantirà la guarigione posso anche immaginare di chiedere a Luca se lì ha bisogno di un’ala destra. Roberto Mancini però mi ha già smorzato l’ambizione. L’altro giorno mi dice: Massimo, se sei qui con tutti noi è perché a Luca l’ala non serve!”.
“Faccio controlli con regolarità, tutto mi sarei aspettato tranne l’infarto”
L’infarto ha colto Massimo Mauro nonostante abbia uno stile di vita sano e sia sempre stato scrupoloso con gli accertamenti. “Faccio controlli con regolarità, ultimamente anche con maggiore frequenza – confida – Mia sorella è morta per un cancro all’intestino e sono inserito in questo screening, ho avuto il Covid e mi sono beccato una brutta polmonite, il colesterolo era un po’ alto e quindi lo controllavo e facevo visite cardiologiche. Insomma, tutto mi sarei aspettato tranne l’infarto. Era scritto così. Ma le ripeto, sono un uomo fortunato”. L’ex calciatore ricorda quei momenti concitati: “Ho avuto la lucidità di fermarmi; con me c’era un amico che conosce il primario dell’ospedale di Catanzaro; l’ambulanza è arrivata in 7 minuti”. Massimo Mauro ha avvertito “un dolore fortissimo al petto”. “Mi sono fermato perché non riuscivo a respirare – continua – Non ho pensato a nulla, speravo soltanto che passasse in fretta. Il mio amico invece è stato tempestivo e ha chiamato i soccorsi. Cinque minuti dopo essere arrivato in ospedale ero già in sala operatoria. In ambulanza, sì, mi sono passate tante cose per la testa. Anche l’infarto, speravo facessimo in fretta”.
“I medici mi hanno spiegato che l’arteria era completamente ostruita”
Dopo la grande paura, il primo pensiero è stato che “ce l’avevo fatta”: “Ho pensato alle cose belle della vita a tutte quelle a cui Luca (Vialli, ndr.) ha dovuto rinunciare, alla ricerca che ha bisogno ancora del sostegno della nostra Fondazione, alla mia famiglia, agli amici. A tutte le piccole e grandi cose. Al padel, al golf che sono gli sport che mi piacciono tanto”. “Non ho avuto l’infarto perché stavo giocando – tiene a precisare l’ex giocatore – I medici mi hanno spiegato che l’arteria era completamente ostruita, poteva capitarmi mentre ero da qualsiasi altra parte. Quindi ringrazio Dio che ero in quel campo e in compagnia dell’amico giusto. E sarò riconoscente a vita ai medici che mi hanno salvato. A quelli che si avvicinano a questo sport dico che non bisogna esagerare, che dopo tre game bisogna fermarsi perché le pulsazioni aumentano notevolmente. Forse, sarà meglio riprendere prima a giocare a golf, alla mia età è più adatto!”. “Adesso non ho paura – conclude – So però che dovrò controllarmi con più scrupolo. La fortuna non bussa mica sempre”.
Massimo Mauro dedica un post di ringraziamento sui social a chi gli ha salvato la vita. “Le parole non riusciranno mai a rendere il grado di riconoscenza che nutro in questo momento – scrive su Instagram – Sono grato all’Ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro, in particolare al Primario, ai Medici e a tutto il personale per l’ottima gestione, la professionalità ed il costante supporto. Non dimenticherò mai tutto ciò che è stato fatto per me, mi hanno salvato la vita. Quel giorno la mano di qualcuno mi ha aiutato. Grazie anche alla mia città e a tutti coloro che mi hanno fatto sentire la propria vicinanza, siete in tanti e non riesco a nominarvi tutti. Con affetto e riconoscenza”.