Il borsino del toto-premier segnala in clamoroso rialzo le quotazioni di Pier Ferdinando Casini. Proprio lui, l’eterno ex democristiano, il padre nobile dei “senatori responsabili”, l’uomo eletto con il Pd nel 2018 a Palazzo Madama, confluito ben presto nel Gruppo Misto, assai critico con Giuseppe Conte durante la gestione di questa folle crisi di governo eppure pronto a votare la fiducia in aula per non farlo andare a casa subito.
Poi di nuovo duro con l’ex avvocato del popolo, colpevole di aver fatto “errori da dilettante” dal punto di vista strategico e tattico. Il Quotidiano nazionale indica dopo la prima interlocutoria giornata di consultazioni al Quirinale proprio nel senatore bolognese uno dei favoriti per succedere a Conte a Palazzo Chigi. (Continua..)
Certo, la situazione è ancora magmatica e tutto dipenderà da quanti “europeisti” il premier dimissionario riuscirà a trovare nelle proprie ore. Mancano almeno altri 6 senatori per non essere dipendente da Matteo Renzi e Italia Viva, ma non è detto che una siffatta maggioranza Frankenstein e raccogliticcia possa accontentare il presidente Mattarella. Ecco perché il Capo dello Stato starebbe studiando ogni possibile alternativa al Conte Ter. I nomi in ballo?
Paolo Gentiloni, con Renzi che ha vagheggiato un improbabile scambio tra il commissario Ue, richiamato a Roma, e Conte spedito a Bruxelles. Se il perimetro della maggioranza dovesse tornare a comprendere Italia Viva, ecco allora le carte di un premier M5s (Roberto Fico? Luigi Di Maio? Stefano Patuanelli?) o del Pd (il ministro Lorenzo Guerini, ritenuto “di secondo piano”). (Continua..)
Se invece il Colle spingerà per una maggioranza allargata a frange del centrodestra (Forza Italia, anche la Lega nello scenario più estremo), ecco allora Casini, l’uomo in grado di cucire insieme Pd, Silvio Berlusconi e – quasi fantapolitica – Matteo Salvini. In realtà, il suo profilo coincide perfettamente con quella “maggioranza Ursula” auspicata da molti azzurri, con i 5 Stelle dentro per terrore delle urne.
Casini è considerato “superpartes, con buoni rapporti in tutto l’arco parlamentare e con grande esperienza della macchina del Palazzo. Se invece si arriverà a un governo di unità nazionale più propriamente tecnico, largo ai soliti noti Marta Cartabia o Mario Draghi. Anche se non si esclude un “Mister X“, un cappello dal cilindro tirato fuori da Mattarella come fu Carlo Cottarelli nel 2018, per qualche giorno.