Mettiamo le bombe in tutte le chiese dʼItalia”, fermato 20enne somalo affiliato a Isis

di redazione

Mettiamo le bombe in tutte le chiese dʼItalia”, fermato 20enne somalo affiliato a Isis

| lunedì 17 Dicembre 2018 - 13:21

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Mettiamo le bombe in tutte le chiese dʼItalia”, fermato 20enne somalo affiliato a Isis

Mettiamo le bombe in tutte le chiese dʼItalia”, fermato 20enne somalo affiliato a Isis

La Chiesa più grande dove sta? Sta a Roma?”, è una delle frasi di Mohsin Ibrahim Omar, noto come Anas Khalil, arrestato in Puglia giovedì scorso. Il provvedimento d’urgenza anche e sopratutto dopo l’attentato di Strasburgo. Sui social network, in particolare su Facebook, il 20enne avrebbe diffuso immagini e post di “esaltazione al martirio”.

Deve rispondere di terrorismo internazionale, istigazione e apologia aggravate dall´utilizzo del mezzo informatico e telematico. Mohsin Ibrahim Omar, noto come Anas Khalil, è stato fermato giovedì scorso mentre tentava di scappare “Mettiamo bombe a tutte le chiese d’Italia. La Chiesa più grande dove sta? Sta a Roma?”, una delle frasi del 20enne somalo, intercettate dalla Dda di Bari nell’ambito dell’operazione Yusuf . Secondo le forze dell’ordine, Mohsin era un membro armato di Daesh della cellula somala a e in contatto con una sua cellula operativa. L’indagine condotta dagli uomini della Direzione distrettuale antimafia e delegata alla Digos di Bari “ha ben presto confermato la validità delle informazioni sul conto di Ibrahim Omar, consentendo anzi di acquisire gravi indizi di colpevolezza posti alla base, assieme al concreto pericolo di fuga, del provvedimento di fermo eseguito nei suoi confronti”.

La militanza nello Stato Islamico si sarebbe concretizzata anche attraverso l’apologia di terrorismo operata sui social network, in particolare su Facebook, dove il 20enne diffondeva post e foto aventi come contenuto l’esaltazione del “martirio”. Apologia e condivisione che ha manifestato anche in occasione dell’attentato di Strasburgo. Sono stati raccolti elementi relativi all’attività di “intenso indottrinamento su un altro straniero in corso di identificazione, al quale – dicono gli investigatori – impartiva vere e proprie istruzioni teorico-operative sul concetto di jihad armato”. “L’urgenza di eseguire il provvedimento restrittivo – spiegano gli investigatori – è stata dettata dai riferimenti all’elaborazione di possibili progettualità ostili in relazione alle imminenti festività natalizie”.

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