Lo ha ucciso perchè voleva continuare a studiare mentre il padre voleva che andasse a lavorare. Marco Campanella, il 36enne di Legnano che questa mattina (lunedì) ha ucciso a coltellate il padre, ha ammesso tutto e ha raccontato al sostituto procuratore Francesca Parola il motivo di tanta furia nei confronti dell’uomo che, quando aveva solo un anno, lo ha adottato e cresciuto.
Michele Campanella, finanziere in pensione, voleva che il figlio uscisse dal nido genitoriale per farsi una vita propria, con un lavoro e, magari, una famiglia. Interrogato nel pomeriggio in Procura a Busto Arsizio il 36enne ha raccontato come è maturato l’omicidio, anche se non ha chiarito il motivo scatenante. I due erano soli in casa e sembrerebbe che il padre sia tornato sul tasto dolente che da alcuni anni creava tensioni tra loro e cioè la questione del lavoro.
Marco Campanella non ci ha pensato due volte: è entrato in cucina e ha afferrato un coltello con una mano e una seconda lama con l’altra, si è diretto verso il padre che era in sala e ha cominciato a colpirlo al petto affondando i coltelli con particolare forza, tanto da ledergli organi vitali e spezzare anche la punta di una delle due lame.
Il padre è caduto all’indietro sul balcone, lanciando urla strazianti che sono state udite da tutto il vicinato e dagli operai in strada (che hanno avvisato la polizia).
Si è fermato solo quando il padre ha esalato l’ultimo respiro. Subito dopo ha lasciato i coltelli nella vasca da bagno e poi è andato in camera sua mentre le sirene delle forze dell’ordine si avvicinavano sempre di più. La madre, fuori per alcune commissioni, è arrivata a casa insieme agli agenti del Commissariato legnanese e ha scoperto in quel momento cosa fosse successo. L’omicida ha raccontato tutto con grande lucidità e senza dare alcun segno di pentimento visibile.
Ha raccontato della laurea triennale in lingue e letteratura straniere conseguita l’anno scorso (con 15 anni di ritardo), della volontà di iscriversi alla specialistica, scelta fortemente osteggiata dal padre. In passato aveva anche lavorato per 3 o 4 anni, passando da un contratto a tempo indeterminato all’altro, per poi scegliere di rintanarsi a casa dei genitori per buttarsi nello studio.