Quasi 2.300 casi in un solo anno. Anzi, per l’esattezza, nel 2017 le violenze di genere sono state 2.297, il 13% dei quali stupri. È questo il dato più recente riguardo un fenomeno terribile.
Ogni giorno, infatti, centinaia di bambini sono costretti ad impugnare delle armi e a combattere insieme alle fazioni che danni si contendono il potere, mentre per donne e bambine la paura più grande è quella di subire violenze sessuali di gruppo da parte dei militari.
Nel Paese, il Sud Sudan, quello della violenza contro donne e bambine è in realtà stato sempre un problema concreto, ma negli anni di conflitto tra gruppi etnici “si è enormemente aggravato”. A ricordarlo, a fine 2018, è stato il ministro del benessere del Sud Sudan, trovando conferme poco dopo anche dalla commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani, che ha denunciando più volte come nel Paese lo stupro venga usato come arma dalle diverse forze combattenti.
Uno degli ultimi episodi è avvenuto lo scorso dicembre nella zona di Bentiu, a nord del Sud Sudan: in dieci giorni sono state aggredite, picchiate e violentate 125 donne e bambine anche con meno di dieci anni. La denuncia è arrivata direttamente da Medici Senza Frontiere.
“Sono entrati in casa, hanno prima legato e tirato il pene di mio marito con una corda e poi hanno abusato di me con i loro fucili” racconta Sara, 41 anni, originaria di Pajok. Da quell’inferno è fortunatamente riuscita a fuggire e oggi è accolta nel campo profughi di Palabek, in Uganda. Ma il ricordo terribile della violenza subita è praticamente impossibile da cancellare. Per lei e per tante altre. Come Louise, 19 anni, violentata e poi abbandonata per strada da sei militari. “Qualche volta ripenso a quello che mi è successo, anche perché dopo mi sono ammalata di candida –racconta-. Ed ho anche un cancro al sangue. Ogni giorno vado a fare le cure qui nel campo e lì vicino vedo sempre degli uomini. Tutte le volte che li guardo penso: ecco, adesso succederà di nuovo. Questa è la mia paura”.
“I soldati mi hanno accerchiata e poi mi hanno violentata. Erano davvero in tanti –dice infine Helen, 28 anni-. Dopo mi hanno portato in una specie di lager, volevano uccidermi, ma io sono riuscita a scappare insieme ad altra gente. Perché proprio a me? In realtà non sono riuscita neanche a chiedermelo –conclude-. Ho soltanto subito la violenza e poi ho cercato di salvarmi”.