E’ morta Nadia Toffa, dopo una lunga battaglia contro il cancro. La conduttrice e inviata delle Iene aveva 40 anni. Lo ha annunciato lo staff della trasmissione tv sulle proprie pagine social. Le Iene le hanno dedicato un post commosso: “Qualcuno potrebbe pensare che hai perso, ma chi ha vissuto come te, non perde mai.
Hai combattuto a testa alta col sorriso, con dignità e sfoderando tutta la tua forza, fino all’ultimo, fino a oggi. D’altronde nella vita hai lottato sempre. Hai lottato anche quando sei arrivata da noi, e forse é per questo che ci hai conquistati da subito. È stato un colpo di fulmine con te, Toffa”.
Toffa ha raccontato lungamente la sua malattia sui social network, diventando un simbolo di forza e tenacia per molti malati. Il suo ultimo post su Instagram risale al primo luglio, e rimarranno le sue ultime parole, prima del peggioramento della malattia. È una foto di lei, sempre sorridente, con il suo cagnolino totò. “Io e Totò unite contro l’afa ! E dalle vostre parti come va? Vi bacio tutti tutti tutti”. In pochi minuti, quando si è diffusa la notizia della sua morte, sotto quest’ultimo post si è riversato il cordoglio dei suoi follower. In meno di mezz’ora tremila commenti, e crescono ancora. Nadia Toffa era nata a Brescia il 10 giugno 1979. Dopo un debutto nell’emittenza locale, nel 2009 era diventata inviata delle Iene, segnalandosi per inchieste sulle truffe ai danni del servizio sanitario nazionale, sulle slot machine, sullo smaltimento del traffico di rifiuti illegali in Campania, sull’Ilva di Taranto (città che le ha conferito la cittadinanza onoraria), sull’infanzia violata.
Nel 2016 era stata promossa alla conduzione del programma Mediaset. Prima della malattia, aveva raccontato il suo impegno sociale in libri come “Quando il gioco si fa duro”, del 2014, dedicato al poblema dell’azzardopatia. Nel 2015 aveva ricevuto il premio Ischia di giornalismo, nel 2018 il premio Luchetta. Uno dei suoi interventi più discussi fu quando definì “il cancro un dono”. Una definizione provocatoria, che a molti non piacque. Ma per lei era un modo per rivendicare la forza d’animo con cui reagire, da “guerrieri”. Un atteggiamento che nel bene o nel male ha contraddistinto la sua lotta. Un sorriso alla volta. Nadia Toffa si era sentita male alla fine del 2017 mentre si trovava in un albergo di Trieste. Le sue condizioni erano apparse subito molto serie. Dopo due mesi di cure, in febbraio la giornalista era tornata davanti alle telecamere delle Iene per rivelare: “Ho avuto un cancro”.
Da quel momento, Nadia Toffa era diventata un simbolo per chi lotta contro la malattia, prendendo anche da subito posizione contro i “medici farlocchi” e a favore della medicina e della scienza. Nadia Toffa aveva raccontato i primi duri mesi della lotta contro la malattia in un libro, “Fiorire d’Inverno”. Presentando il volume in un post su Instagram, la conduttrice aveva definito “quello che tutti considerano una sfiga, il cancro”, “un dono, un’occasione, una opportunità”. Parole che, ancora una volta, le avevano attirato feroci critiche sui social e non solo. Ma al di là delle polemiche, Nadia Toffa era diventata anche e sopratutto il simbolo della possibilità di resistere e di combattere, a testa alta e con il sorriso, contro una malattia che sembra non lasciare scampo.
“Non vinciamo sempre”, aveva scritto meno di un anno fa in una lettera a Repubblica, “non siamo sempre i più forti, i più sani, i più intelligenti, e quando succede di inciampare, di farci male, ricordiamo di essere così fragili che tutto si può scompaginare all’improvviso, con la facilità con cui si soffiano via le briciole dalla tavola”. All’inizio di quest’anno, Nadia Toffa aveva finalmente annunciato il suo ritorno alla conduzione delle Iene: “Torno con i miei capelli”, aveva scritto sempre su Instagram. Sembrava il lieto fine di una storia durissima. Ma la gioia era durata solo poche settimane. Gli ultimi post sui social la ritraggono di nuovo alle prese con le cure, ma sempre sorridente e battagliera. Anche quando rivelava di aver lasciato il fidanzato che non la accompagnava mai alle sedute di chemioterapia. Diventando anche in quel caso simbolo e oggetto di dibattito per migliaia di malati e di donne.