«Nulla è eterno. È con infinita tristezza che annunciamo la morte del caro Charlie Watts»

di admin

«Nulla è eterno. È con infinita tristezza che annunciamo la morte del caro Charlie Watts»

| mercoledì 25 Agosto 2021 - 00:06

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«Nulla è eterno. È con infinita tristezza che annunciamo la morte del caro Charlie Watts»

Il suo ricordo a fine articolo. Nulla è eterno. Nemmeno i Rolling Stones. È morto ieri Charlie Watts. Il batterista della più grande rock band del pianeta aveva 80 anni. Il volto affilato ed elegante, il sorriso enigmatico, la postura composta dietro ai tamburi, si diceva fosse uno che non amava feste e festine, vizi e viziacci, il lato meno trasgressivo della linguaccia.

Aveva confessato di aver sbandato un po’ negli anni 80 causa confidenza eccessiva con droga e alcol, ma Watts era quello con la passione per i vestiti dei sarti di Savile Row (altro che le paillettes di Mick o il look piratesco-tzigano di Keith), quello che alle groupie preferiva la fedeltà alla moglie Shirley, conosciuta prima del successo e sposata nel 1964, quello meno presente nel gossip e nelle cliniche di rehab. Il compito di dare l’annuncio ufficiale se l’è preso il suo portavoce:

«È con infinita tristezza che annunciamo la morte del caro Charlie Watts. Se ne andato in pace a Londra in un ospedale circondato dalla sua famiglia. Charlie era un marito, papà e nonno adorato e anche un membro dei Rolling Stones, uno dei più grandi batteristi del suo tempo». Nel 2004 aveva superato un cancro alla gola, ma le sue condizioni di salute erano peggiorate. Tre settimane fa l’annuncio del tour del grande ritorno live dei Rolling Stones per quest’autunno, era stato accompagnato da quello della sua assenza, causa una non precisata operazione.

Charlie aveva commentato con humour inglese: «Per una volta sono andato fuori tempo». Watts era nato a Londra nel 1941, aveva subito messo le mani sui dischi jazz che giravano in famiglia e a 14 anni aveva iniziato a suonare la batteria. Negli anni del liceo erano arrivate le prime band e nelle frequentazioni dei locali rhythm and blues di Londra aveva conosciuto Jagger, Richard, Jones e Stewart, il nucleo originario dei Rolling Stones cui si sarebbe unito nel 1963 per dare vita alla rivoluzione che ha travolto non solo la musica ma anche la società. In parallelo ai mega tour con gli Stones, Watts aveva mantenuto la sua passione per il jazz.

Nei momenti di stacco dalla grande macchina si dedicava a progetti come l’ultimo «ABC&D of Boogie Woogie» che lo aveva portato ad esibirsi nel 2011 anche al Blue Note di Milano. E da qui nasceva più che il virtuosismo o la muscolarità la capacità di essere ricercato senza darlo a notare. Per chi avesse individuato in lui l’anello debole dei Rolling Stones, valga l’aneddoto ricordato da Keith Richards nella propria autobiografia. Era il 1984 e la band si trovava ad Amsterdam per una riunione.

Nel cuore della notte Mick decide di fare uno scherzo a Charlie e, nonostante Keith lo sconsigli, lo chiama in camera: «Dov’è il mio batterista?». Charlie non risponde. Passano 20 minuti, Keith e Mick sentono bussare alla porta. È Charlie che, vestito di tutto punto — non certo in pigiama —, scansa il chitarrista e piazza un destro in faccia al frontman. «Non chiamarmi mai più il tuo batterista». E se ne va. Ora se ne è andato per sempre, con i suoi abiti dal taglio impeccabile, come il suo pugno e i suoi colpi sulla batteria.

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