Nuova pandemia .La prossima minaccia potrebbe palesarsi entro dieci anni, gli esperti lanciano l’allarme e sperano questa volta di essere ascoltati
Le possibilità che una nuova pandemia colpisca la popolazione mondiale sono incredibilmente alte.
Lo scenario da incubo è stato rivelato dai ricercatori: entro dieci anni un déjà-vu del Covid-19. Lo studio è stato condotto nelle ultime settimane da un’azienda specializzata in analisi predittive con sede a Londra, la Airfinity.
Mentre le dichiarazioni dell’OMS su un ritorno della malattia che ha mietuto milioni di vittime, ci sarebbe in realtà da preoccuparsi per una minaccia ben più pericolosa. Il rischio è di incappare in un circolo vizioso a causa di una concatenazione di fattori tra i quali i cambiamenti climatici, la ripresa dei viaggi internazionali e l’aumento inarrestabile delle nascite a livello globale.
Le principali indiziate sono le zoonosi, ovvero quelle malattie che si manifestano prima negli animali e poi fanno il cosiddetto ‘salto di specie’ arrivando fino all’uomo. Negli anni passati se ne sono contate diverse, le più famose: HIV, Ebola e, appunto, Covid-19. Ma sarebbero soltanto un antipasto di ciò che ci aspetta in futuro.
Un’altra pandemia entro dieci anni, la previsione è da brivido
Il monitoraggio più attento si sta eseguendo sul ceppo H5N1 dell’influenza aviaria, sia per la velocità con cui si sta diffondendo sia la sua possibilità di mutare e diventare pericolosa per l’uomo. Lo studio di Airfinity ha ipotizzato che nello scenario più funesto un virus con caratteristiche simili può arrivare a uccidere almeno 15mila persone in un giorno. Al momento si è registrato solamente qualche caso di infezione nelle persone ma non è ancora possibile parlare di salto di specie.
Tuttavia i numeri che si stanno registrando tra uccelli e mammiferi destano più di qualche preoccupazione, è per questo che gli esperti stanno cercando di avvertire le istituzioni in tempo, consigliando la predisposizione di un efficace piano di emergenza nell’eventualità di una nuova pandemia. Le probabilità di assistervi nei prossimi dieci anni sono molto alte, quasi del 28% entro il 2033.
E non solo, perché esistono anche patogeni come MERS e Zika che causano infezioni per cui al momento non esistono terapie specifiche. Oltre al fatto che i sistemi attuali non farebbero in tempo a rilevare una pandemia in corso. Insomma, ripiomberemmo esattamente nella tragedia che abbiamo vissuto a inizio 2019 e l’unico modo di scongiurare il peggio è avere un vaccino pronto entro i primi 100 giorni, ipotesi che abbasserebbe le probabilità fino all’8%.
Torna il COVID? L’allarme dell’OMS ora fa paura
Mentre le previsioni guardano a orizzonti più lontani, le istituzioni europee stanno fronteggiando la ricomparsa di focolai Covid in diversi Stati membri. Una situazione allarmante, soprattutto in vista dell’abbassamento delle temperature che porterà con sé anche le influenze tradizionali. Pensavamo di essercelo lasciato alle spalle, invece secondo gli ultimi sondaggi del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie potrebbe rendersi protagonista di una nuova ondata pandemica. Il virus è continuato a circolare silenzioso in questi mesi, ora si paventa un’esplosione dei casi.
I numeri parlano chiaro: il Covid torna a far paura, si è registrato un aumento della trasmissione all’interno dell’Unione europea.
Su un totale di 21 Paesi analizzati, in 16 è stato ravvisato un incremento vertiginoso delle infezioni; i più colpiti gli anziani, nella fascia di età che va dagli 80 anni in su. Ai microfoni di Euronews il Direttore regionale per l’Europa dell’OMS, Hans Henri P. Kluge, ha illustrato la situazione: “Ci sono effettivamente stati segnali di un aumento della trasmissione in alcune parti d’Europa. Al 20 agosto 2023, il numero di casi di Covid-19 era aumentato dell’11% rispetto ai 28 giorni precedenti”.
Interpellato anche l’epidemiologo e ricercatore spagnolo, Quique Bassat, che non esclude un inverno difficile: “Abbiamo assistito a un incremento nei ricoveri legati al Covid. Le nuove varianti stanno trainando i contagi, sono più aggressive delle precedenti. La più pericolosa potrebbe essere la Pirola. La vaccinazione resta ancora il modo migliore per proteggersi, abbinata a buone pratiche di igiene personale.” L’Unione europea intanto prende provvedimenti per non rischiare di rientrare in emergenza nei prossimi mesi.
La prima mossa è stata dare il via libera all’adattamento del vaccino Covid-19 di BionTech-Pfizer alle nuove varianti, in particolare proprio la Pirola – sottovariante XBB.1 del Coronavirus Omicron. E Kluge rinnova l’appello ai Paesi facenti parte dell’Unione: “Gli Stati membri dell’Ue devono urgentemente impegnarsi, nuovamente, e riaffermare i propri sforzi nella raccolta e nella condivisione di dati di sorveglianza, analisi epidemiologiche e virologiche affidabili e solide, andando anche oltre i nostri confini, alla ricerca di potenziali rischi emergenti altrove”.