“Vittoria mi manca, in carcere non sono riuscito a vederla quando potevo e, nonostante il mio impegno, ciò non è avvenuto. Me l’hanno portata via in tempi record, lasciandomi per un periodo la possibilità di sentire solo la sua vocina.
È ormai da più di un anno che, pur avendone diritto, non sento più dirle “papà ti voglio bene, ti stringo forte, sei nel mio cuoricino, mi manchi”. Non capisco il perché di tutto ciò, però sono convinto, avendone parlato con esperti, che la forzata mancanza raccontando che si era allontana di contatto crea e creerà problemi anche e soprattutto a Vittoria”.
La figura del padre amorevole, però, non scalfisce il cuore di Michele Rea, fratello di Melania che ha commentato: “Salvatore Parolisi, in questa lettera, finge e continua a mentire. L’unica cosa vera in quello che scrive è che, per la prima volta, ammette di aver ucciso Melania.
Il resto sono tutte chiacchiere inutili, perché nessuno gli ha sottratto la figlia Vittoria, ma è stato solo lui, ammazzando mia sorella, a togliere per sempre la possibilità alla bambina di vedere la madre e a escludersi automaticamente dalla vita della piccola. È una scelta sua, ora se ne assuma le responsabilità e non piagnucoli come un bimbo”.
35 furono inferte a Melania il 18 aprile del 2011 nel bosche di Ripe di Civitella. L’avvocato Cataldo Calabretta, docente di Diritto dell’Informazione ha spiegato:
“Parolisi, per effetto della sentenza di condanna ha perso la potestà genitoriale, non ha più diritto di incontrare la figlia in carcere e ciò in forza della decisione della Corte di Appello minorile di Napoli, che gli ha dato solo l’opportunità di sentirla telefonicamente una volta a settima”.