Omicron, in oltre la metà dei casi è questo il primo sintomo a cui prestare attenzione: cosa è stato scoperto

di admin

Omicron, in oltre la metà dei casi è questo il primo sintomo a cui prestare attenzione: cosa è stato scoperto

| giovedì 20 Gennaio 2022 - 13:37

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Omicron, in oltre la metà dei casi è questo il primo sintomo a cui prestare attenzione: cosa è stato scoperto

Notizia certificata e riportata da Il Corriere della Sera. I sintomi del Covid scatenato dalla variante Omicron del coronavirus Sars-CoV-2 sono, in parte, diversi da quelli che si vedono nei casi dietro ai quali c’è la variante Delta del virus. A certificarlo — dopo settimane di esperienze aneddotiche e di studi preliminari — è un report pubblicato dalla Uk Health Security Agency il 14 gennaio: un report basato su una base di dati decisamente grande (circa 180mila casi di Omicron, circa 88 mila casi di Delta).

La premessa maggiore è che non ci sono aggiornamenti circa la severità «intrinseca» dell’infezione causata da Omicron rispetto a quella di Delta. Non è nemmeno ancora chiaro se l’aumento di ospedalizzazioni nella fascia pediatrica che si riscontra non solo in Gran Bretagna, ma anche negli Stati Uniti e in Italia, sia legato alle caratteristiche peculiari della variante.

Altra premessa decisiva è che i vaccini offrono una protezione molto elevata: «Dopo la terza dose», si legge, «la protezione offerta contro la malattia grave è del 92 per cento, e scende all’83 per cento dopo due mesi e mezzo» (molto più significativo il calo della protezione contro il contagio e la trasmissione, che scende dal 65-70 per cento dopo la terza dose al 45-50 per cento 10 settimane dopo il «booster»: ma va ricordato che i vaccini sono pensati, primariamente, per bloccare gli effetti più pesanti della malattia, non la trasmissione).

I sintomi e il confronto

La ricerca alla base del report si basa sulle risposte di un numero enorme di pazienti sintomatici, cui è stato chiesto di elencare se avessero uno o più tra febbretosse, mancanza di respiro, affaticamento, dolori muscolari o articolari, naso che cola, starnuti, mal di testa, perdita di gusto e olfatto, mal di gola, irritazione agli occhi, perdita di appetito, nausea, vomito, diarrea.

Il confronto mostra che il mal di gola è molto più comune tra i «malati Omicron»: è stato indicato nel 53 per cento dei casi, contro il 34 per cento dei «pazienti Delta». La perdita di gusto e olfatto è molto meno comune: è stata segnalata nel 13 per cento dei «malati Omicron» e nel 34 per cento dei «pazienti Delta». Nei pazienti Omicron sono più comuni anche la febbre e la tosse, mentre lo sono meno sintomi come l’irritazione degli occhi o il naso che cola.

Impossibile — ovviamente — dedurre da sintomi come il mal di gola se si abbia o meno il Covid, spiega il report. Si conferma dunque quanto aveva notato alla fine di dicembre Tim Spector, docente di Epidemiologia genetica al King’s College di Londra, che aveva notato come «tre sintomi “classici” di Covid — febbre alta, tosse insistente, perdita di gusto e olfatto —» fossero «meno frequenti a fronte della sempre maggiore diffusione della variante Omicron».

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