Ce l’abbiamo alle porte la guerra vera o immaginaria, ma una curiosa convenzione che vale specialmente in Italia ordina di minimizzare, non dire, non mostrare, parlare d’altro. Manca l’energia? Chiudono le fabbriche? E perché? Per il caro energia? E come mai?
Oggi secondo analisti americani le linee di rifornimento del corpo d’armata russo alla frontiera ucraina sono state completate. Da questo momento Putin potrebbe lanciare l’attacco o mantenere lo stato di guerra imminente per un tempo indefinito affamando non solo l’Ucraina ma l’Europa.
Il Giappone sta mandando navi portacontainer con milioni di tonnellate di gas liquido e così faranno gli Stati uniti che hanno schierato una flotta nel mare Adriatico davanti alla Puglia in risposta al richiamo della flotta russa dall’Atlantico al Mar Nero. Venti di guerra ovunque, nessun dubbio sull’uso delle armi nucleari, la bomba atomica non fa più paura: è stata digerita dall’antica angoscia collettiva. Il mondo naviga verso la catastrofe con disincanto e allegria, o al massimo con qualche preoccupazione per i no- vax. Putin è soddisfatto:
l’Europa è in ginocchio, la potente Germania ringhia ma non si muove e ha ottenuto le forniture energetiche per tirare avanti, e anche Draghi ha avuto rassicurazioni. Nel frattempo la Cina e la Russia hanno siglato un accordo globale per cui non si tratta più dell’Ucraina e delle sue beghe nazionali, non si tratta più solo del Mar meridionale della Cina e della coalizione occidentale che fronteggia la Cina in festa per le Olimpiadi, ma il nuovo patto fra Russia e Cina è un patto contro l’Occidente, contro lo stile di vita, le democrazie occidentali, la prevalenza della lingua inglese.
Siamo ormai oltre gli obiettivi immediati (ricordate le avvisaglie della guerra tedesca in Europa? Morire per Danzica? I Sudeti? Il “Budello cecoslovacco”?). Quando scoppiò la Seconda guerra mondiale nessuno pensò che fosse scoppiata la Seconda guerra mondiale. La chiamavano la drôle de guerre, the funny war, la buffa guerra in cui non si combatte davvero ma si sta al caffè.
L’Unione Sovietica l’ha declassificata: non una Seconda Guerra mondiale, ma la Grande Guerra patriottica scoppiata soltanto il 21 giugno del 1941 con l’invasione tedesca della Russia e non il 1 Settembre del 1939 con l’invasione prima della Germania e poi della Russia in Polonia. Oggi abbiamo una situazione di pre-guerra ma se ne parla poco o niente, un’altra buffa guerra. Gli italiani si accorgono soltanto dalle bollette energetiche quadruplicate che fanno crollare le aziende e spingono i politici a chiedere aiuti e scostamenti a Mario Draghi per sopravvivere.