Padre marocchino ritira il figlio dall’asilo a Bologna: «Troppi bambini stranieri»

di admin

Padre marocchino ritira il figlio dall’asilo a Bologna: «Troppi bambini stranieri»

| giovedì 19 Settembre 2019 - 09:15

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Padre marocchino ritira il figlio dall’asilo a Bologna: «Troppi bambini stranieri»

Troppi stranieri all’asilo, poca integrazione: e anche i genitori di origini straniere, quando si sentono un po’ italiani e preferiscono che lo siano anche i loro figlioletti, protestano e li portano altrove. Accade a Bologna, scrive il Corriere della Sera, che racconta la storia del 34enne Mohamed (nome di fantasia), papà di origini marocchine, in Italia da quando aveva 4 anni.


Il giovane, cittadino italiano come la moglie 32enne (nata in Italia), voleva iscrivere suo figlio alla materna, ma ha deciso di portarlo via da quella classe in cui i bambini erano quasi tutti stranieri. «C’è un grave problema di integrazione – ha detto al Corriere – non voglio passare per razzista dato che sono marocchino, ma il Comune deve sapere che non si fa integrazione mettendo nelle classi più di venti bambini stranieri».


Al momento dell’iscrizione i genitori del bimbo avevano indicato quattro scuole: nelle prime tre, che avrebbero preferito, non c’era posto, così loro figlio è finito nella quarta, una materna in zona Massarenti. La classe aveva un solo bimbo italiano:

«Le maestre facevano fatica a pronunciare i nomi dei bimbi», racconta Mohamed, che ha poi chiamato all’ufficio scuola per protestare, ma gli è stato risposto che in realtà i bimbi italiani erano otto. «Tutti come il mio, cioè con cittadinanza italiana ma figli di immigrati, e molti di loro non parlano ancora l’italiano», insiste il papà.


Ora il 34enne è convinto: porterà via il bimbo dalla scuola pubblica e cercherà una scuola privata. Ma c’è un altro problema: «Sono quasi tutte cattoliche e noi siamo musulmani. E anche in questo caso l’integrazione sembra un’impresa impossibile».

«Non voglio passare per razzista perché sarebbe folle viste le mie origini, ma qualcuno deve rendersi conto del problema in Comune».

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