Paolo Crepet: donne, l’uomo anaffettivo non cambierà mai

di redazione

Paolo Crepet: donne, l’uomo anaffettivo non cambierà mai

| domenica 13 Gennaio 2019 - 12:34

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Paolo Crepet: donne, l’uomo anaffettivo non cambierà mai

Paolo Crepet – psichiatra, scrittore e sociologo – spiega come capire se un uomo è davvero incapace di provare sentimenti. Dedicato a tutte quelle donne che scambiano l’accudimento per l’amore e sperano di cambiare una persona che non guarirà mai

“L’anaffetività nasce nella persona che è stata colpita nelle sue più diverse sfaccettature affettive, non solo nella relazione con l’altro sesso, ma in generale”, spiega Paolo Crepet. Il tema è stato raccontato perfettamente al cinema da Marco Bellocchio nel film Fai bei sogni, tratto dal romanzo autobiografico di Massimo Gramellini. La storia narra il problema da cui è affetto il protagonista della storia, interpretato da Valerio Mastandrea, rimasto orfano della madre a 9 anni e cresciuto nell’incapacità di amare (di nuovo) una donna. Ma nella vita reale come possiamo affrontare un uomo anaffettivo? Abbiamo chiesto al noto psichiatra, scrittore e sociologo di aiutarci a capire e gestire l’anaffettività e le sue cause. E più in generale l’incapacità di esprimere i propri sentimenti e l’ansia da relazione.

CHI SONO GLI ANAFFETTIVI

“Sono persone che fanno comunque fatica a provare emozioni perché le emozioni sono una parte molto problematica che la persona incosciamente intuisce in un meccanismo non razionale come complesse, per cui si difende da quel mondo emotivo ritraendosi in sostanza e creando tra sé e l’oggetto del piacere una barriera e una lontananza che si traduce in freddezza in generale, non solo nel rapporto di coppia. Un parallelismo lo si può trovare nell’avarizia: la persona avara, si sa, non è mai solo avara in senso economico ma è avara in generale”.

L’anaffettività è un blocco? “L’idea di blocco rende male, dal punto di vista psicoterapeutico l’annaffetività non è un blocco, il blocco è una cosa che s’instaura dal punto di vista psicologico in riferimento a un evento traumatico. Ad esempio, una persona che ha subìto un incidente in macchina e ha paura nel fare un tratto di strada da solo guidando, ha un blocco. Questo è un problema specifico ed è piu semplice da un punto di vista terapeurico perché è una cosa singola quando tutto il resto funziona. L’anaffettività non è un problema specifico, ma un problema che riguarda la vita in generale, la relazione tra questa persona e le emozioni”.

La perdita traumatica di un genitore può annoverarsi tra le cause dell’anaffetività? “Tra la perdita di un genitore e una bugia riguardo la morte di un genitore è peggio la bugia. La morte è un trauma, ma si capisce che fa parte della vita, mentre la bugia è l’idea che qualcuno ti abbia nascosto qualcosa su un evento importante. C’è un giudizio implicito di svalutazione: io non ti dico la verità perche tu non sapresti gestire la verità. E una volta che si comincia a dire una bugia se ne dicono mille. Il bambino, in questo caso, introietta non solo la morte ma l’atteggiamento che la gente ha con la morte. Il bambino capisce non tanto la morte, ma il fatto che riguardo la morte gli uomini si comportano in modo strano… L’anaffettivo in genere è sgradevole”.

Per l’anaffettivo, è più facile realizzarsi nel lavoro? “Lavoro è lavoro… è semplice dal punto di vista psicologico. Il lavoro non è una cosa complicata. Più o meno tutti sanno lavorare. C’è chi riesce di più, c’è chi riesce di meno, ma tutti siamo lavoratori. Non è che uno si butta sul lavoro perché è bravo. C’è chi realizza qualcosa di più per le sua capacità, ma se dovessimo essere giudicati per come conduciamo la nostra vita, soprattutto noi uomini, la grande maggioranza sarebbe bocciata agli esami o rimandata a settembre. Prendiamo per esempio tanti uomini che hanno fatto grandi cose al lavoro: spesso nella vita personale e in famiglia sono un disastro. Per le donne è diverso, le donne devono amare perché devono accudire. Hanno l’istinto di far soppravivere il cucciolo che hanno messo al mondo, nell’uomo questo istinto è meno pronunciato. Spesso l’errore che le donne fanno è scambiare questo sentimento di accudimento per amore. Tante donne si confondono e pensano di accudire un uomo e diventano madri dei loro amanti”.

Come fa una donna a capire che l’uomo è anaffettivo, e cosa può fare? “Purtroppo c’è poco da fare. Le persone realmente anaffettive muoiono annaffettive. L’amore non cura, ci sono donne che hanno tentato tutta la loro vita di amare un uomo anaffettivo e non sono riuscite ad essere amate da questi uomini. La psicologia delle persone è molto semplice, le persone non cambiano. Dopo di che, ci sono eventi che possono cambiare la vita di una persona. La moglie non cambia il marito, la moglie si adatta al marito”.

Come facciamo a capire se la persona è anaffettiva o ha semplicemente paura a lasciarsi andare? “La persona che ha paura a lasciarsi andare può avere la speranza che accada qualche cosa che la faccia sbloccare. Quando dicevo che l’anaffetività non è un blocco è perché la prognosi del blocco è più favorevole. Un uomo veramente anaffettivo si vede da lontano: non ha rapporti con i bambini, non ama gli animali, raramente ama i fiori. Questo è il vero annaffettivo. Poi ci sono le persone che hanno per anaffettività curato una parte della vita in maniera quasi maniacale. L’anaffettivo spesso ha come risvolto psiclogico una tale difficoltà nei rapporti emotivi con il mondo che adotta una strategia: quella di classificare il mondo. Moltissimi collezionisti sono anaffettivi, sono persone che hanno un rapporto con un oggetto emotivo solo se è quello. L’anaffettività porta una grande rigidità. Ci sono delle persone, poi, che hanno un grande rapporto con gli animali e un altrettanto grande problema con le persone, in questo caso è un problema specifico: per esempio, una donna che ha difficoltà nei rapporti con gli uomini per ragioni familiari è anche una donna che prova grande trasporto per animali, fiori o cibo. La persona che ha un problema specifico come questo, risulta comunque una persona gradevole”.

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