Gli effetti della mazzata dovuta all’incremento dell’inflazione iniziano a farsi sentire nelle tasche degli italiani, tuttavia, secondo quanto riferito dal Messaggero, questo produrrà un contemporaneo aumento delle pensioni.
Dovrebbe essere l’impennata dei prezzi a causare, per compensazione, un innalzamento della spesa previdenziale di circa 4 miliardi di euro. Stando al quotidiano romano, coi prezzi relativamente stabili e l’inflazione sotto lo zero per cento nel 2021, lo Stato avrebbe risparmiato: ciò potrebbe determinare degli incrementi nelle pensioni dal prossimo gennaio.
Per quanto concerne le cifre di tale previsione, si fa riferimento al trattamento “medio” di 1500 euro lordi mensili: ci si dovrebbe attestare intorno ai 25 euro al mese, per un totale di 300 euro lordi l’anno. Per effetto della perequazione, la rivalutazione degli assegni previdenziali in base all’inflazione potrebbe riguardare circa 23 milioni di contribuenti: tasso di inflazione che, secondo i calcoli dell’Istat, è tuttavia già arrivato a settembre fino al +1,7%. Una situazione che non è prevista in calo nei prossimi mesi.
In realtà, tuttavia, gli aumenti sugli assegni previdenziali dipenderanno dal metodo di perequazione che l’esecutivo vorrà adottare. Se la situazione resterà invariata rispetto a quanto determinato, da gennaio dovrebbe tornare il sistema a scaglioni: un metodo vantaggioso per i pensionati, dal momento che le decurtazioni del tasso di rivalutazione vengono applicate esclusivamente sulle quote di assegno superiori a determinate soglie.
Stando così le cose il recupero dell’inflazione dovrebbe essere totale per la parte di pensione che arriva fino a 4 volte il minimo Inps (circa 2mila euro lordi al mese), al 90% tra 4 e 5 volte il minimo e al 75% aldilà di tale soglia. Tuttavia questo rimane lo scenario più ottimistico, vale a dire quello in cui il governo presieduto dall’ex governatore della Banca centrale europea decida di tener fede a quanto annunciato dal prossimo anno. Se dovesse arrivare, invece, un bel taglio alla spesa pensionistica, la bontà di questi calcoli sarebbe assolutamente inutile.
L’unica cosa che al momento appare certa è il drastico aumento dei prezzi, senza che all’orizzonte si riesca ad intravedere la luce in fondo al tunnel: niente più inflazione zero, dunque. Il Fondo monetario internazionale annuncia che l’incremento dei prezzi andrà avanti nei prossimi mesi, fino a raggiungere il livelli pre-Covid a metà del 2022: l’inflazione annuale, secondo tale previsione, toccherà picchi fino al 3,6% già dai mesi finali del 2021.