Dopo che vari Stati europei sono già partiti con la campagna per somministrare le terze dosi di vaccino anti Covid, come in Italia, arriva oggi il parere ufficiale dell’Agenzia europea del farmaco (EMA) in merito ai richiami stessi che sono stati ufficialmente approvati.
Per i fragili
Il comitato per i medicinali umani ( CHMP ) dell’EMA ha concluso che la dose extra dei vaccini Pfizer e Moderna «può essere somministrata a persone con sistema immunitario gravemente indebolito, almeno 28 giorni dopo la loro seconda dose». Non si tratta di una specifica raccomandazione ma di una possibilità e di un via libera, basati sugli studi effettuati sui
pazienti sottoposti a trapianto di organi (con sistema immunitario indebolito) che hanno aumentato la loro capacità di produrre anticorpi contro il virus grazie ai richiami. L’EMA specifica questo per sottolineare che «non ci siano prove dirette che la capacità di produrre anticorpi in questi pazienti (gli immunocompromessi) protegga contro il COVID-19, ma è una previsione.
Per tutti
Il comitato era chiamato ad esprimersi anche sulle terze dosi per la popolazione «normale» e ha concluso che «le dosi di richiamo possono essere prese in considerazione almeno 6 mesi dopo la seconda dose per le persone di età pari o superiore a 18 anni» specificando che è comunque importante «distinguere tra la dose extra per le persone con un sistema immunitario indebolito e le dosi di richiamo per le persone con un sistema immunitario normale».
Si apre alla possibilità della somministrazione spiegando che, anche in questo caso, si è notato un aumento dei livelli anticorpali quando viene somministrata una dose extra circa 6 mesi dopo la seconda dose. Quest’ultima valutazione riguarda solo Pfizer, per ora. EMA spiega che il «rischio di condizioni infiammatorie cardiache o altri effetti collaterali molto rari dopo un richiamo non è noto e viene attentamente monitorato».
La decisione affidata alla politica
EMA ha ricordato che sono i singoli governi e i decisori politici a dover prendere i provvedimenti operativi sulle terze dosi: «Questi organismi sono nella posizione migliore per tenere conto delle condizioni locali, compresa la diffusione del virus (in particolare qualsiasi variante preoccupante), la disponibilità di vaccini e le capacità dei sistemi sanitari nazionali». La politica sulle terze dosi avviata dall’Italia tiene conto già di questi parametri.