“Prima ci drogava, poi ci violentava”, Don Stefano arrestato per abusi sessuali su ragazzi

di admin

“Prima ci drogava, poi ci violentava”, Don Stefano arrestato per abusi sessuali su ragazzi

| venerdì 02 Agosto 2019 - 11:16

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“Prima ci drogava, poi ci violentava”, Don Stefano arrestato per abusi sessuali su ragazzi

Avrebbe somministrato droga alcol alle sue vittime, ragazzi maggiorenni, per indurle in stato d’incapacità e abusarle sessualmente. Con questa accusa è stato posto agli arresti domiciliari don Stefano Segalini, classe 1977, fino a maggio scorso alla guida di San Giuseppe Operaio, una delle parrocchie più popolose di Piacenza.

Il vescovo Gianni Ambrosio lo aveva sospeso dall’incarico in risposta ad una serie di segnalazioni, giunte in Curia, riguardanti comportamenti compromettenti da parte del prete. Da quegli esposti è scattato un procedimento canonico che, dopo i primi accertamenti, ha portato all’allontanamento del sacerdote dalla comunità. Le indagini della squadra mobile, invece, si sono mosse in parallelo e autonomamente, come confermato dalla Questura.

Nei prossimi giorni don Segalini, noto in città per alcune iniziative sociali (lo scorso anno aveva raccolto dei fondi per gli sfollati del ponte Morandi), sarà ascoltato dal giudice nell’interrogatorio di garanzia. Al momento è ospite di una struttura ecclesiastica fuori dal Piacentino (probabilmente in Lombardia) per un periodo di ‘ricostruzione spirituale’ concordato con il vescovo.

Dall’ordinanza del gip, che dispone la misura cautelare ai danni dell’ex parroco sulla base di elementi raccolti nelle scorse settimane, si evince che i presunti abusi sarebbero stati commessi ai danni di ragazzi maggiorennni che gravitavano nell’ambito della parrocchia. Nello specifico a don Segalini vengono contestati i reati di violenza sessuale riduzione in stato d’incapacità. Sul caso vige il più stretto riserbo degli inquirenti, data la delicatezza della situazione, anche se trapelano alcuni particolari significativi. Le violenze non sarebbero avvenute in canonica, ma nel corso di ritiri spirituali e nell’ambito di uscite serali.

A maggio don Segalini. al centro di alcuni esposti giunti in Curia, era stato sospeso dal vescovo, nonostante gli attestati di stima e d’incoraggiamento apparsi anche sulla sua pagina Facebook. Una ventina di giorni dopo l’emissione di quel provvedimento era stato lo stesso monsignor Ambrosio a spiegare di persona il motivo della rimozione. «Presunti e deprecabili comportamenti», disse davanti ai fedeli riuniti in chiesa per la messa domenicale. Il giorno seguente il sacerdote aveva lasciato uno stringato messaggio sul suo profilo social: «Vi chiedo per avere tutti un po’ di pace di non scrivere più niente e di pregare altrimenti esco da Facebook. Grazie ps non commentate o mettete mi piace so che mi volete bene!!». Da allora il silenzio.

Chi non è rimasto muto è, invece, l’esercito d’internauti che ieri, una volta uscita la notizia dell’arresto del prete, ha risposto all’ultimo post dell’indagato. Qualcuno per difenderlo, i più per attaccarlo. «Altro che pregare per te: se hai sbagliato devi pagare», lo incalzano. Gli insulti si sprecano a partire dal sommario «fai schifo!!!! Preti=pedofilo/malato di mente… Come tutti quelli che ancora prendono le tue difese». Anche se qui, va detto, la pedofilia non c’entra nulla. 

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