Ema: il richiamo del vaccino dopo 4 mesi può creare problemi alla risposta immunitaria. L’Agenzia Ue del farmaco frena sull’abuso di booster. E anche sulla necessità di nuovi vaccini contro le varianti. Avere troppa fretta nel rafforzare la campagna di vaccinazione al Covid-19 con richiami eccessivamente ravvicinati, potrebbe avere l’effetto opposto, ossia sovraccaricare la risposta immuninitaria.
Lo ha dichiarato Marco Cavaleri, il responsabile per la strategia sui vaccini dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco. L’Italia, come altri Paesi, ha fissato i richiami dopo 4 mesi dall’ultima dose. E la Grecia ha già predisposto l’avvio della quarta vaccinazione sul modello di quanto fatto da Israele.
Misure su cui l’Ema, che riunisce gli esperti delle agenzie per i medicinali di tutti i 27 Paesi Ue, solleva qualche dubbio. “Sebbene l’uso di richiami aggiuntivi possa far parte dei piani di emergenza, le vaccinazioni ripetute a brevi intervalli potrebbero non rappresentare una strategia sostenibile a lungo termine”, ha detto Cavaleri.
Secondo l’alto funzionario dell’Agenzia Ue, la somministrazione di booster ogni quattro mesi potrebbe comportare il rischio di sovraccaricare il sistema immunitario delle persone. “Se la strategia è di somministrare booster ogni quattro mesi, finiremo probabilmente per avere problemi con la risposta immunitaria” della popolazione, ha spiegato. Inoltre, si rischia di “affaticare” i cittadini, ha aggiunto.
I booster “possono essere somministrati una volta, o forse due, ma non è qualcosa che deve essere ripetuto costantemente. Dobbiamo pensare a come possiamo passare dall’attuale ambiente pandemico a un ambiente più endemico”. I Paesi dovrebbero semmai iniziare a pensare a distanziare i richiami a intervalli più lunghi e sincronizzarli con l’inizio della stagione fredda così come avviene per i vaccini antinfluenzali, ha suggerito ancora Cavaleri.
L’Ema ha anche frenato sulla corsa all’aggiornamento dei vaccini contro le nuove varianti. Secondo Cavaleri, sono necessari più dati sull’efficacia dei vaccini esistenti contro le nuove varianti, nello specifico quella Omicron. “È importante che ci sia una buona discussione sulla scelta della composizione del vaccino per essere sicuri di avere una strategia che non sia solo reattiva, e cercare di trovare un approccio che sia adatto per prevenire varianti future”, ha detto.