Nell’ultima intervista al Giornale il rais aveva avvertito: “Se i terroristi conquistano il Nord Africa, il Mediterraneo diventerà un mare di caos”
«Se al posto di un governo stabile, che garantisce sicurezza, prendono il controllo queste bande legate a Bin Laden gli africani si muoveranno in massa verso l’Europa. E il Mediterraneo diventerà un mare di caos» era la profezia del colonnello Gheddafi nell’intervista esclusiva a il Giornale del 15 marzo 2011. L’ultima alla stampa italiana, prima di venire catturato e linciato pochi mesi dopo dai ribelli libici a Sirte, dov’era nato.
Il Califfato ancora non esisteva, non sventolavano le bandiere nere e Bin Laden, ancora per poco, godeva di buona salute. Il colonnello Gheddafi, dopo un mese di rivolta, aveva perfettamente previsto il caos libico dopo di lui e lo diceva, inascoltato, ai pochi giornalisti che riuscirono ad intervistarlo prima che scattassero i bombardamenti della Nato. Sotto la tenda da beduino nella roccaforte di Bab al Azizya, nel centro di Tripoli, aveva ribadito al sottoscritto che senza il suo regime, brutale, ma efficace «il Mediterraneo diventerà un mare di caos». E aggiungeva: «Per il momento la striscia di Gaza è ancora piccola, ma si rischia che diventi grande. Tutto il Nord Africa potrebbe trasformarsi in una sorta di Gaza». In qualche maniera vedeva già all’orizzonte le bandiere nere, che oggi sventolano a Sirte ed in altre città della Libia. E mandava a dire al governo italiano guidato allora da Berlusconi: «Sono realmente scioccato dall’atteggiamento dei miei amici europei. In questa maniera hanno messo in pericolo e danneggiato una serie di grandi accordi sulla sicurezza, nel loro interesse e la cooperazione economica che avevamo». Quando gli chiedevi se fosse possibile una via d’uscita pacifica si inalberava: «Negoziare con i terroristi legati ad Osama bin Laden non è possibile. Loro stessi non credono al dialogo, ma pensano solo a combattere e ad uccidere, uccidere ed uccidere». Una dozzina di giorni prima dell’intervista al nostro quotidiano aveva cominciato a lanciare la sua profezia con il giornalista francese Laurent Valdiguié del Journal du Dimanche . Nell’intervista il colonnello spiegava chiaramente: «La scelta è tra me o Al Qaeda. L’Europa tornerà ai tempi del Barbarossa. Cerco di farmi capire: se si minaccia, se si cerca di destabilizzare, si arriverà alla confusione (…) Avrete Bin Laden alle porte, ci sarà una jihad di fronte a voi, nel Mediterraneo». E lanciava, senza successo, un appello: «La situazione è grave per tutto l’Occidente e tutto il Mediterraneo. Come possono, i dirigenti europei, non capirlo?».
Grazie all’innamoramento mediatico della primavera araba i governi occidentali non hanno voluto sentire i campanelli d’allarme che giungevano da Tripoli. Solo il clan Gheddafi sembrava avere in mano la sfera di cristallo compreso Seif el Islam, il figlio intelligente del colonnello oggi prigioniero della milizia libica di Zintane. L’11 marzo 2011, l’erede disegnato dichiarava a Corriere della Sera e Repubblica : «Sapete che cosa accadrebbe se le milizie prendessero il controllo del Paese?
Che voi sareste le prime vittime, avreste milioni di immigrati illegali, i terroristi salterebbero dalle spiagge di Tripoli verso Lampedusa e la Sicilia. Sarebbe un incubo per l’Italia, svegliatevi!».