«Io ho bisogno di capire il perché uno fa certe cose». Risponde alle polemiche che si sono scatenate dopo la puntata di «Un giorno in Pretura», dedicata all’omicidio di Marco Vannini. Roberta Petrelluzzi a «Le Parole della Settimana» di Massimo Gramellini replica al polverone sollevato prima della lettera a Martina Ciontoli, poi dal modo in cui il delitto Vannini è stato affrontato nella sua trasmissione.
«Credo che ormai non siamo più abituati al cercare il perché, ma siamo abituati a tifare. O fai parte della curva sud, o fai parte della curva nord. Quando tifi non cerchi le ragioni, ma perché puoi essere contro – dice parlando delle reazioni alla lettera scritta a Martina Ciontoli – Si fanno petizioni affinché la ragazza venga cancellata dall’ordine degli infermieri e non possa più lavorare. Vi sembra possibile? Questa cosa mi indigna» sostiene la Petrelluzzi riferendosi appunto a una petizione in Rete perché la ragazza venga radiata dall’ordine degli infermieri.
La conduttrice poi entra nel merito: «Io voglio capire il perché, non voglio credere che tu abbia voluto che il tuo fidanzato morisse, voglio credere che tu non abbia saputo agire in una situazione di panico – dice rivolgendosi direttamente a Martina, fidanzata di Marco – Ti morirà il ragazzo che amavi e a sparare è stato tuo padre.
Una situazione tale può mandare chiunque in uno stato di confusione totale». «Ti vogliamo far sapere che siamo assolutamente in disaccordo con questo accanimento mediatico» aveva scritto la Petrelluzzi nel post che aveva sollevato parecchie polemiche.
La conduttrice si rivolge poi alla madre di Marco Vannini: «La mia lettera a Martina non sminuisce il dolore della madre, sono vicinissima a questa donna. Aver pietà anche per qualcun altro non significa essere contro di lei. Mi spiace che la mamma ha vissuto questo mio intervento contro di lei. Mai, mai, mai potrei andare contro il dolore di una madre» dice. Intanto domenica sera è andata in onda a «Le Iene» la testimonianza di Davide Vannicola, amico dell’ex comandante dei carabinieri Roberto Izzo, molto amico di Antonio Ciontoli, condannato a cinque anni per omicidio colposo.
Secondo l’uomo «Izzo sapeva che a sparare era stato il figlio di Antonio, Federico Ciontoli. E fu egli stesso a suggerire al padre di prendersi la colpa, perché facendo parte dei Servizi non gli avrebbe precluso più di tanto, mentre il figlio è giovane». Martina e Federico Ciontoli sono stati condannati a tre anni di carcere.