Il reddito di cittadinanza cambierà, questo sembra ormai assodato. E, probabilmente, non verrà cancellato, anche stando a quanto affermato dal presidente del Consiglio, Mario Draghi. Sulle modifiche è al lavoro il Comitato per la valutazione del reddito di cittadinanza, presieduto dalla professoressa Chiara Saraceno.
Ed è proprio lei a fare il punto, con Il Sole 24 Ore, sulle possibili variazioni della misura. Modifiche che potrebbero arrivare con la prossima legge di Bilancio. Tra gli obiettivi due sono chiari: rendere la misura meno penalizzante per le famiglie numerose e per gli stranieri. Saraceno indica una tempistica per una prima proposta: “Ci siamo dati una prima scadenza per fine settembre o al massimo metà ottobre, in tempo per dare indicazioni al ministro per prime modifiche alla misura da approvare eventualmente in legge di stabilità”. L’ipotesi di cancellarlo, come chiesto per esempio da Matteo Renzi, sembra invece da escludere: “Siamo d’accordo su una misura di sostegno al reddito? Sì. C’è? Sì. Prendiamola e miglioriamola, senza procedere a colpi di machete”.
La modifica della scala di equivalenza del Rdc
Un cambiamento che sembra inevitabile è quello sulla scala di equivalenza: “Fin d’ora c’è un largo consenso sulla necessità di intervenire su due aspetti della misura, la scala di equivalenza che svantaggia le famiglie numerose con figli minorenni, e il limite di accesso di dieci anni per gli stranieri non comunitari, che si pone in contrasto anche con le norme europee”.
L’idea è che queste modifiche si possano fare anche subito, purché ci sia la volontà politica. Per Saraceno fu un errore “buttare a mare il reddito di inclusione, che era buono come disegno astratto ma non aveva fondi sufficienti”. Motivo per cui ora non si può assolutamente fare lo stesso con il reddito di cittadinanza, il che vuol dire un chiaro no al referendum per abolirlo.
Reddito di cittadinanza, le possibili modifiche e le politiche attive
Uno dei primi passi da compiere per modificare i parametri è quello di quantificare i possibili costi, considerando che in qualche modo la misura potrebbe intrecciarsi con l’assegno unico per i figli minorenni. L’idea è quella di rivedere i parametri del patrimonio, della ricchezza mobiliare e di quella immobiliare. L’altro capitolo è quello delle politiche attive del lavoro, la parte che ha avuto meno successo del reddito di cittadinanza: “Premesso che questo anno e mezzo di pandemia non è stato il momento migliore per la ricerca del lavoro, sicuramente la misura per come è strutturata pone alcune questioni. Ma pensare che il reddito fosse innanzitutto una politica attiva del lavoro è sbagliato, anche perché include persone che non possono lavorare”.
Secondo la professoressa Saraceno nella nuova visione del reddito di cittadinanza non dovrebbe esserci più il lavoro al centro, ma si dovrebbe puntare sul “tema della formazione”. Per quanto riguarda il lato occupazione, c’è un altro ragionamento da fare: “Bisogna evitare che le misure scoraggino a prendere un lavoro: al momento attuale c’è un’aliquota marginale altissima, dell’80%, e poi c’è un vincolo di tre mesi che per alcuni lavori stagionali non può valere”.