AGI – E’ “iniziato in casa” il delirio di Viviana Parisi, la donna trovata cadavere l’8 agosto nelle campagne di Caronia, nel Messinese, a cinque giorni dalla scomparsa. Ad analizzare con l’AGI la dinamica di quello che si avvia ad essere catalogato come un caso di “omicidio-suicidio” è la criminologa Roberta Bruzzone.
Secondo l’esperta, già da quando si era avviata da casa “dicendo al marito che sarebbe andata a comprare un paio di scarpe, mentre non l’ha mai fatto”, Viviana sapeva che ‘il suo viaggio sarebbe stato senza ritorno”. E’ probabile poi che “l’incidente con il furgoncino abbia accelerato la situazione“, ma quando la donna “ha incontrato un testimone che ha tentato di parlarle, non ha risposto: un segno evidente che si trovava già in piena crisi dissociativa e si stava dirigendo verso un altro luogo per attuare il suo intento suicidario”. In questo contesto, Bruzzone afferma che la donna “non si è mai separata dal suo bambino”. (Continua…)
La ‘crisi mistica’ all’origine del ‘suicidio allargato’
Del resto “la crisi mistica” diagnosticata anche in un certificato trovato nel cruscotto dell’auto “è in letteratura la causa più probabile negli scenari in cui a uccidere un figlio è un genitore. La condizione più pericolosa che porta ai casi di omicidio-suicidio o di ‘suicidio-allargato’ di cui si parla in queste occasioni”. Se la morte della donna risale al 3 agosto – quando, non lontano da Sant’Agata di Militello, la ex dj è stata vista, con in braccio il figlio, mentre si allontanava verso le sterpaglie ai lati della strada abbandonando l’auto – “è probabile che questa sia la stessa data di morte” del piccolo Gioele, 4 anni. I suoi resti sono stati trovati questa mattina da un ex carabiniere volontario non lontano dal traliccio dell’alta tensione da cui “la donna potrebbe essersi gettata”, (manca ancora il riconoscimento del padre, ma una maglietta vista non lontano sarebbe una prova dell’attribuzione).
Gioele è stato strangolato o è caduto con la madre
Gioele è morto “per strangolamento oppure dopo essere precipitato insieme alla madre”, sostiene la criminologa. Le due ipotesi discendono dagli altri casi presenti in letteratura e simili alla vicenda di Viviana Parisi. La ex dj 43enne era in preda ad una crisi che l’ha portata ad allontanarsi da casa e a portare il piccolo con sé: “Paradossalmente il fatto che fosse molto attaccata al figlio e premurosa nei suoi confronti è proprio l’elemento che, nell’ambito del suo grave disturbo psichiatrico, l’ha resa più pericolosa. Ha quindi deciso di coinvolgere il piccolo nel suo piano suicidario per privarlo di una vita fatta solo di sofferenza e malattia e in cui la morte – secondo la sua visione deviata – era l’unica salvezza”. Una forma di liberazione di cui Viviana aveva parlato “d’altra parte anche nell’ultimo video pubblicato sui social, con riferimento alla morte di Gesù per la salvezza degli uomini”. (Continua…)
In questo quadro gli scenari sono due: “Che abbia soffocato o strangolato il figlio prima di salire sul pilone e gettarsi, oppure non stupirebbe che lo abbia portato con sé nell’arrampicata per poi lasciarsi andare nel vuoto“. A certificare gli scenari sarà l’analisi delle ossa del bambino, trovate non lontano dal traliccio: “Se saranno evidenti fratture al costato o al femore, si potrà parlare di morte per precipitazione“, spiega la criminologa. Servirà dunque l’autopsia sui resti a fugare quest’ultimo dubbio, mentre – da quanto è trapelato – una lesione sullo scheletro della madre è già stata trovata, almeno in una prima fase dell’esame del medico legale.
Il caldo e gli animali del bosco in cui si era addentrata la 43enne hanno fatto il resto: “Si tratta di un’area dove è presente molta fauna selvatica e soprattutto animali da tana, che tendono a spostare le prede e portarle verso il proprio rifugio”. Ecco dunque il perché del ritrovamento delle ossa del piccolo Gioele insieme alla sua maglietta in un’area lontana qualche centinaio di metri dal punto di ritrovamento della madre. Infine “con le condizioni climatiche del posto, gli effetti degli insetti su un corpo possono essere anche velocissimi e devastanti. Il risultato è la riduzione in pochissimo tempo della massa”, osserva Bruzzone.
Non bisognava lasciarla da sola con Gioele
C’è un’ultima considerazione da fare, però, secondo la professionista: il piccolo, di appena 4 anni, non avrebbe “dovuto essere mai lasciato solo con la madre, visto che la dimensione delirante in cui viveva la donna era chiara e certificata, con fenomeni allucinatori e crisi psicotiche”. Non è verosimile “e non esiste in letteratura – conclude – che da queste patologie si possa guarire in pochi mesi (l’ultimo ricovero di Viviana risale a marzo). Comprensibile dunque, l’atteggiamento del marito Daniele che ha ribadito spesso di essere sicuro che la moglie ‘non avrebbe mai fatto del male a Gioele’: “Non stupisce, perché in alcuni momenti questi soggetti si mostrano apparentemente tranquilli e conservano una certa lucidità, che può ingannare un occhio non esperto”.