Quant’è bella l’informazione e quanto può cambiare il punto di vista. Noi che siamo superpartes abbiamo deciso, che vi piaccia o no, di riportarvi 2 campane davvero diverse tra di loro, poi ognuno rimarrà delle proprie opinioni e si farà la sua idea! IlGiornale.it riporta: Matteo Salvini sceglie Papa Giovanni Paolo II per tornare a parlare dei flussi migratori. Il leader della Lega e titolare del Viminale da tempo è nel mirino del Vaticano per le sue politiche sulle gestione dei migranti e dell’accoglienza. In più occasioni la Cei come anche vescovi vicini a Papa Bergoglio hanno attaccato il Viminale predicando accoglienza. In diversi casi, soprattutto nel corso degli scontri con le navi delle ong che chiedevano (e chiedono) un porto di approdo con i migranti a bordo, la Chiesa ha criticato la linea dura di Salvini chiedendo di aprire le porte. Negli ultimi sbarchi proprio alcuni migranti sono stati ospitati in strutture gestite dalla Cei dopo un accordo col ministro.
Ma adesso il vicepremier rinfresca la memoria di alcuni vescovi citando proprio le parole di Giovanni Paolo II che affrontando il tema delle migrazioni in Ecclesia Europa nel giugno del 2003 affermava: “È responsabilità dellle autorità pubbliche esercitare il controllo dei flussi migratori in considerazione delle esigenze del bene comune. L’accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi”. Le parole di Papa San Giovanni Paolo II sono dunque finite sulla pagina social del vicepremier. Una messaggio tra le righe ad una parte della Chiesa che da qualche tempo ha intrapreso un braccio di ferro con il ministro. Braccio di ferro a cui Salvini risponde con le parole di uno dei Pontefici più amati degli ultimi anni.
Fanpage.it invece riporta quanto segue: Ecco, cominciamo col dire che non è la prima volta che questo passaggio tratto da Ecclesia in Europa viene utilizzato per la campagna “contro” l’accoglienza dei migranti. Già lo scorso anno, in pieno caso Aquarius, la card con il volto del pontefice polacco aveva avuto una grande diffusione sui social network. E che venga riutilizzata in concomitanza del caso Sea Watch 3, con Salvini che ha appena firmato la direttiva per impedire transito e sbarco della nave con a bordo oltre 50 persone, non è certamente un caso.
Avvenire aveva già ricostruito come si trattasse però di una indebita strumentalizzazione, evidenziando tutto ciò che non quadrava nell’operazione “Wojtyla paladino del salvinismo”. Prima di tutto, spiegava Mimmo Muolo oltre un anno fa, la frase è inserita nel quinto capitolo di Ecclesia in Europa, una parte interamente dedicata al tema della solidarietà, della carità, in cui compaiono decine e decine di passaggi che parlano dell’aiuto ai poveri, del sostegno ai deboli e dell’accoglienza. Ma il punto centrale è che il taglia e cuci salviniano distorce completamente il ragionamento di Giovanni Paolo II, perché omette la frase immediatamente precedente. Ovvero questa: (Continua dopo la foto)
Ciascuno si deve adoperare per la crescita di una matura cultura dell’accoglienza, che tenendo conto della pari dignità di ogni persona e della doverosa solidarietà verso i più deboli, richiede che ad ogni migrante siano riconosciuti i diritti fondamentali. Pari dignità, doverosa solidarietà, diritti fondamentali di “ogni migrante”… Comincia a essere molto meno leghista questo Wojtyla.
Ma non basta, perché l’incipit del paragrafo, quello che indirizza il ragionamento, è ancora più netto: Di fronte al fenomeno migratorio, è in gioco la capacità, per l’Europa, di dare spazio a forme di intelligente accoglienza e ospitalità. È la visione “universalistica” del bene comune ad esigerlo: occorre dilatare lo sguardo sino ad abbracciare le esigenze dell’intera famiglia umana. Lo stesso fenomeno della globalizzazione reclama apertura e condivisione, se non vuole essere radice di esclusione e di emarginazione, ma piuttosto di partecipazione solidale di tutti alla produzione e allo scambio dei beni. Con queste informazioni di contesto, si capisce meglio come si tratti di un invito di senso diverso: l’accoglienza “intelligente”, che tenga conto dei diritti individuali e delle esigenze di tutti. Concetto espresso più volte dallo stesso Bergoglio (e peraltro neanche coincidente con quello che guida l’operato di molte ONG): “Occorre un impegno comune nei confronti di migranti, profughi e rifugiati che consenta di dare loro un’accoglienza dignitosa […] D’altra parte, gli stessi migranti non devono dimenticare che hanno il dovere di rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti”. Mai, in alcun caso, né Bergoglio né Woytjla hanno messo in secondo piano la salvaguardia della vita umana e il “sacro dovere” dell’assistenza ai deboli.