“Non c’entro niente con l’omicidio di Saman, mi hanno incastrato”, così Danish Hasnain, lo zio di Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa da Novellara lo scorso aprile, ha risposto alle domande del gip durante l’interrogatorio di garanzia tenutosi oggi a Reggio Emilia.
L’uomo, 34 anni, che deve rispondere dell’accusa di sequestro di persona oltre che di omicidio aggravato da parentela con la vittima, premeditazione e futili motivi, è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Reggio Emilia Luca Ramponi, alla presenza del pm Laura Galli e del maggiore Maurizio Pallante, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Reggio Emilia. Al termine dell’interrogatorio il giudice si è riservato sulla conferma della misura cautelare.
Secondo quanto appreso da Fanpage.it, Hasnain durante l’interrogatorio, durato circa 2 ore e mezza, ha risposto alle domande del gip, collegato attraverso un video, dal carcere di Reggio Emilia dove si trova dallo scorso 20 gennaio, giorno in cui è arrivato in Italia dalla Francia dopo l’ok all’estradizione. Non c’è stato bisogno di un interprete. L’uomo, “proprio in considerazione degli ottimi e affettuosi rapporti che aveva con la nipote ha ritenuto plausibile che si fosse allontanata volontariamente” ha spiegato l’avvocato Lalla Gherpelli.
Il difensore del 34enne pachistano ha spiegato che “questa è la versione che ha ricevuto dal fratello Shabbar”, cioè dal padre di Saman Abbas “e dal nipote”, cioè dal fratello minorenne di lei. Senza voler accusare nessuno, “ventila la possibilità” che il fratello di Saman abbia fatto le accuse a suo carico “spaventato e condizionato dal padre Shabbar, anche in considerazione di un potenziale vantaggio di natura economica che deriverebbe dalla sua condanna. In Pakistan, infatti, i due fratelli sono comproprietari di un terreno che qualora lui fosse condannato spetterebbe di diritto a Shabbar” ha aggiunto il legale. Per quanto riguarda il famoso videoche lo ritrae con pala e piede di porco insieme a due cugini, il 29 aprile, quando secondo gli investigatori andarono a scavare la fossa a Saman, “Ha detto che andarono a fare lavori nell’orto”.
Secondo gli inquirenti che da quasi un anno indagano sulla scomparsa della 18enne pakistana, uccisa per essersi opposto a un matrimonio combinato con un cugino più grande di lei, l’uomo sarebbe l’esecutore materiale del delitto, in concorso con due cugini e i genitori di Saman Abbas, il padre 45enne Shabbar Abbas e la madre 48enne Nazia Shaheen: tutti devono rispondere dell’accusa di omicidio.
Anche durante le udienze precedenti tenutesi a Parigi l’uomo ha sempre negato ogni responsabilità, mettendo anche in dubbio il presunto omicidio di Saman. Dopo diversi rinvii, Hasnain ha poi accettato l’estradizione in Italia: “Per me è inutile restare qui – le sue parole – non posso parlare con mia moglie, non ho nemmeno i soldi per chiamarla. Preferisco tornare in Italia e spiegarmi. Se fossi stato colpevole di ciò di cui sono accusato, sarei fuggito in Pakistan, non qui”.