I vestiti donati alla Caritas finivano in realtà sulle bancarelle in tutta Italia. Il Tribunale di Cagliari ha disposto il rinvio a giudizio per gli indagati: l’accusa nei loro confronti è quella di traffico illegale di rifiuti e concorso in truffa ai danni della Caritas. Dalle indagini, sarebbe emerso che i vestiti donati finivano in realtà sulle bancarelle del resto d’Italia, tra cui Napoli, e perfino in Africa. Il processo inizierà il prossimo 1° febbraio.
Sono stati tutti rinviati a giudizio gli indagati dalla Procura di Cagliari per una presunta truffa ai danni della Caritas. L’accusa nei loro confronti, a vario titolo, è quella di traffico illegale di rifiuti e concorso in truffa ai danni della Caritas stessa: secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, infatti, gli abiti nuovi e usati raccolti dall’associazione e destinati ai poveri finivano poi in vendita nelle bancarelle.
Il gup del Tribunale di Cagliari ha dunque accolto la richiesta di rinvio a giudizio del pm della Direzione distrettuale Antimafia nei confronti del referente dei servizi di approvvigionamento e logistica della Caritas, un cinquantasettenne di Cagliari, dei titolari di una ditta di Casoria, nel napoletano, di quarantacinque e quarantadue anni, entrambi residenti in Sardegna, e di un imprenditore di sessantacinque anni, originario di Catanzaro e titolare di una ditta con sede nella provincia di Cagliari. Oltre a loro, sono finiti sotto indagine per un filone marginale con un’ipotesi di corruzione di duecentocinquanta euro legata alla fornitura di magliette per il calcetto anche un ex assessore ai Lavori Pubblici di un comune della provincia di Cagliari ed un dipendente della stessa amministrazione. Anche per loro due è stato disposto il rinvio a giudizio. Il processo si aprirà il prossimo 1° febbraio 2019 davanti al collegio della seconda sezione penale del Tribunale di Cagliari.
L’inchiesta era partita da un esposto anonimo: sarebbero state tonnellate di vestiti quelli raccolti per la Caritas ma mai arrivati ai poveri. Secondo le indagini affidate agli investigatori del Corpo Forestale della Sardegna, sarebbero invece finiti in mano a società che rivendevano gli indumenti nei mercati della Penisola, ed in particolare in Campania, ma anche in Africa. In caso di beneficenza, la normativa non prevede restrizioni: ma quando gli indumenti vengono invece messi in vendita, si applicano le leggi sullo smaltimento dei rifiuti, trattandosi di abiti usati. E sarebbe proprio in questa procedura che sarebbero emerse le irregolarità contestate dalla Procura di Cagliari nei confronti dei rinviati a giudizio.