Si avvicina il momento in cui dovremo accendere i riscaldamenti in casa, ma la crisi del gas che si sta verificando a livello europeo potrebbe spingerci a fare scelte drastiche. Saremo costretti a battere i denti?
L’estate volge al termine e può quindi iniziare il conto alla rovescia in vista dell’arrivo del periodo più freddo dell’anno, quello in cui saremo costretti ad accendere i riscaldamenti per rendere l’ambiente di casa e le aziende confortevole.
Questa volta, però, a differenza degli altri anni, potrebbe esserci un problema non da poco: il costo del gas ha infatti raggiunto livelli esorbitanti, nonostante sia possibile usufruire dei vantaggi previsti dal mercato libero e scegliere quindi offerta e fornitore che si preferisce. Il rischio di andare incontro a una situazione tutt’altro che piacevole è più che concreto.
Esiste davvero un problema gas in Italia?
La guerra in corso ormai da mesi in Ucraina ha ulteriormente peggiorato il problema gas. Non ci sono solo i costi a preoccupare molte famiglie e imprese, ma anche il rifornimento, visto che il nostro Paese dipende ancora troppo dalla Russia.
In molti stanno quindi pensando ad alcune possibili soluzioni da adottare in vista dell’autunno e dell’inverno per evitare salassi che potrebbero mettere in ginocchio molte persone. Le decisioni che saranno prese potrebbero dipendere anche dall’eventuale scelta di Mosca, che potrebbe tagliare l’export del metano verso l’Europa.
Se questo dovesse accadere, una possibile via di uscita potrebbe arrivare da clima. In caso di temperature particolarmente basse, il problema potrebbe diventare davvero grave.
Cosa accadrà nei prossimi mesi?
Il governo potrebbe quindi decidere di prendere posizione e adottare a livello nazionale una serie di misure per evitare che la situazione peggiori ulteriormente. Le idee allo studio, nonostante l’esecutivo guidato da Mario Draghi sia dimissionario, sono diverse.
Una delle proposte a cui si sta pensando riguarda il possibile slittamento della data di accensione dei riscaldamenti, che varia solitamente da regione a regione. In genere i giorni prescelti vanno dal 15 ottobre, per le regioni più a Nord, al 1° dicembre per quelle meridionali. Nel caso dello spegnimento, invece, il periodo è compreso tra il 15 marzo e il 15 aprile, a seconda della zona climatica.
Il premier e i Ministri vorrebbero così posticipare il tutto di almeno 15 giorni. Se il freddo dovesse arrivare quest’anno in anticipo, sarebbe quindi necessario stringere i denti.
Si pensa inoltre di modificare le regole relative alle temperature da impostare sui termostati. Al momento per legge è previsto un tetto massimo di 20 gradi (con due gradi di tolleranza), che andrà a scendere almeno di un grado, ovvero a 19. Questo dovrebbe essere accompagnato anche da un’ora di accensione al giorno in meno.
Non si tratterebbe comunque di un’imposizione vera e propria, ma di una raccomandazione, nella speranza che molte famiglie possano comprendere il momento difficile e agire quindi di conseguenza.