La afferrava per le guance e la sollevava in alto, tenendola sospesa malgrado lei iniziasse a piangere disperata, è quello che riporta il quotidiano FanPage.it. Poi sfregava la barba contro la sua pelle, le dava dei pizzicotti fino a quando non rimaneva senza fiato per le urla. Quella che emerge dal racconto di Imma Monti è una storia di degrado, droga e violenze che andava avanti da almeno quattro mesi, da quando il marito, Giuseppe Passariello, era tornato dalla comunità di recupero dove avrebbe dovuto disintossicarsi. Tutto finito nei verbali dell’inchiesta per la morte di Jolanda Passariello, la bambina di 8 mesi di Sant’Egidio di Monte Albino arrivata già morta sabato notte al Pronto Soccorso dell’ospedale Umberto I di Nocera Inferiore.
Quella notte, al Pronto Soccorso, i lividi e le escoriazioni sulla sua pelle i medici li avevano visti subito, e subito avevano capito cosa poteva averli causati. Avevano avvisato le forze dell’ordine ed erano partiti gli accertamenti. Ed era arrivata in poche ore l’iscrizione nel registro degli indagati per i genitori con l’accusa di omicidio aggravato.
Entrambi a piede libero, ma per l’uomo erano poi scattate le manette e il trasferimento nel carcere di Fuorni: gli agenti della Squadra Mobile, che curano le indagini insieme ai colleghi del commissariato di Nocera, stavano monitorando i suoi movimenti e lo hanno beccato nella stazione di Salerno. Il 37enne aveva detto di essere in crisi di astinenza e di essersi spostato per comprare della droga, ma dopo gli accertamenti medici i poliziotti lo hanno sottoposto a fermo: ritengono che volesse saltare sul primo treno e scappare.
Sul fatto che la bimba sia morta in seguito alle violenze, restano pochi dubbi. Ieri, 24 giugno, è stata effettuata l’autopsia, i risultati degli esami chiariranno i motivi del decesso, ma le condizioni in cui è arrivata la piccola al Pronto Soccorso spingono gli inquirenti in una sola direzione:
picchiata fino a provocarne la morte. Giuseppe Passariello (difeso dall’avvocato Silvio Calabrese) e Imma Monti (difesa dai legali Vincenzo Calabrese e Ilaria Ruocco) erano stati ascoltati a lungo dagli investigatori e durante le dichiarazioni si erano contraddetti, avevano raccontato versioni differenti, erano arrivati ad accusarsi a vicenda. Poi è saltata fuori la storia delle violenze, che la donna ha raccontato al pm.
Una serie di abusi a cui varie volte aveva assistito senza intervenire per paura che l’uomo la picchiasse. Qualche volta aveva urlato forte, per farsi sentire dai vicini, sperando che il marito si fermasse per paura che qualcuno chiamasse le forze dell’ordine. Ma, quando gli diceva che la bambina aveva bisogno delle cure mediche, lui avrebbe risposto che se l’avessero portata in ospedale in quelle condizioni sarebbero stati arrestati entrambi.