Sgridato per uno spinello, ragazzo si uccide a Roma. Il papà: “Non mi do pace”

di redazione

Sgridato per uno spinello, ragazzo si uccide a Roma. Il papà: “Non mi do pace”

| venerdì 08 Marzo 2019 - 15:01

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Sgridato per uno spinello, ragazzo si uccide a Roma. Il papà: “Non mi do pace”

Mio figlio non c’è più e non mi importa di quello che dicono e diranno gli altri, di come lo giudicavano e di come lo giudicheranno adesso. Nessuno me lo potrà mai ridare indietro». Il padre del 17enne morto suicida a Guidonia, impiegato in una ditta di zona, ha gli occhi gonfi dalle lacrime. Non dorme da 24 ore e non riesce a darsi pace, seduto sui gradini della camera mortuaria dell’ospedale di Tivoli.

L’intervista rilasciata a IlMessaggero.it. Suo figlio faceva uso di droghe? «Non può essere uno spinello ad averlo spinto di sotto, ha reagito male a quello che era un semplice chiarimento con la madre. Io glielo dicevo sempre». Cosa? «Di venire a parlarmi, di confidarsi se aveva un problema, un pensiero, qualcosa che lo affliggeva, era l’amoremio». Aveva avuto dei problemi in passato?

«Come tutti gli adolescenti, cercavo di trascorrere più tempo possibile con lui, ma mio figlio era un bravo ragazzo, a scuola stava anche migliorando con i voti e poi c’era il calcio, la sua grande passione». «Nella notte è venuto a mancare un nostro giovane tesserato, giocatore della squadra juniores?

Si legge in un post della squadra – La società, nel darne il triste annuncio, esprime le più sentite condoglianze alla famiglia e avvisa che oggi tutte le attività sportive saranno sospese». A ricordare il ragazzo anche uno zio con un lungo, commovente post sul suo profilo Facebook.

«Quello che avremo sempre nei nostri cuori nella nostra mente – scrive – è il tuo disagio che non è stato mai completamente capito da tutti noi che ti frequentavamo per poterti aiutare come si doveva.

Hai nascosto molto bene i tuoi problemi e oggi siamo qui a piangerti con la disperazione di averti perso. Avevi una vita intera da vivere e invece hai deciso di fermarla li, su quel maledetto marciapiede, lasciandoci nella disperazione. Riposa in pace».

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