Sharon Stone racconta la sua caduta e la ripresa dal periodo più brutto della sua vita. L’incubo è cominciato nel 2001, quando è stata colpita da un ictus: ha perso il lavoro, la casa (che aveva dovuto ipotecare) e il figlio Roan, affidato all’ex marito Phil Bronstein. «Sono stata così grata a Bernard Arnault, che mi ha salvata offrendomi un contratto con Dior», ha raccontato a Vanity Fair.
Nell’intervista ha spiegato quello che le è accaduto, invitando la gente ad ascoltare i segni del proprio corpo. Ad esempio, consiglia di andare in ospedale quando si ha un mal di testa fortissimo. «Non sono andata in ospedale fino al terzo o quarto giorno del mio ictus. La maggior parte delle persone muore». Lei però ce l’ha fatta, anche se era quasi spacciata: «Avevo l’1 per cento di probabilità di sopravvivere quando sono stata operata. E per un mese non sapevano se sarei sopravvissuta». (agg. di Silvana Palazzo)
Sono passati quasi vent’anni dall’ictus ma Sharon Stone non è ancora riuscita a prendere in mano la sua vita, non del tutto. L’attrice non solo ha dovuto affrontare il brutto colpo e sette anni di riabilitazione per rimettersi in sesto, ma anche il fatto che in quegli anni ha perso quello che aveva persino la sua identità, quella a lei nota nella prima fase della sua vita.
Adesso Sharon Stone è stanca di tutto questo e di come la gente l’ha trattata dopo l’ictus, e adesso ha deciso di sfogarsi in una lunga intervista a Vanity Fair in cui si paragona addirittura a Lady Diana con la differenza che lei è morta per davvero mentre lei continua ad esserlo per il mondo intero. Nel momento difficile della sua vita sono poche le persone che le sono rimaste accanto mentre tutti gli altri sono scappati portandosi via anche l’amato figlio, che all’epoca della sentenza per l’affidamento nel 2008 aveva soli otto anni.
Sharon Stone racconta: “Ero una delle donne più famose e amate al mondo, poi all’improvviso tutti sembravano essersi dimenticati di me. Mi sono sentita abbandonata e ho perso tutto, compresa la cosa più importante che avevo: l’affetto di mio figlio“. L’attrice ha compiuto 61 anni lo scorso marzo e su quello che è successo in questi ultimi diciotto anni non ha dubbi. Cattiverie, angherie, porte in faccia e nessuno aiuto:
“La gente mi ha trattato in modo crudele, a partire dalla giudice che si occupò della custodia di mio figlio e fino alle mie colleghe. Ho capito che le persone non hanno la minima idea di quanto possa essere pericoloso un ictus e quanto sia faticoso riprendersi totalmente, mi ci sono voluti sette anni“. La cosa che più la fa stare in pena, però, è proprio la perdita della custodia del figlio Roan: “Ho perso tutto ciò che avevo: la casa, la carriera, la famiglia. Mi sono sentita come se mi avessero tolto l’identità“. L’ictus l’ha colpita a 43 anni e l’ha spinta al limite tra la vita e la morte tant’è che i dottori le avevano dato il 5% di possibilità di sopravvivere e per tre anni non è riuscita nemmeno a scrivere. Adesso, però, sembra pronta a combattere.