“Si è tolto la vita”. Italia sotto choc, la drammatica scoperta

di admin

“Si è tolto la vita”. Italia sotto choc, la drammatica scoperta

| sabato 25 Settembre 2021 - 14:51

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“Si è tolto la vita”. Italia sotto choc, la drammatica scoperta

PERCHÉ GIACOMO SARTORI SI È TOLTO LA VITA? IL CORPO DEL 29ENNE È STATO TROVATO IMPICCATO DOPO IL FURTO DEL SUO ZAINO (CON DUE PC E UN CELLULARE): IL CORPO ERA A CENTO METRI DALLA CASCINA DOVE ERA ARRIVATO SEGUENDO IL SEGNALE DEL TELEFONINO RUBATO. PER IMPICCARSI HA USATO UNA PROLUNGA ELETTRICA, SIMILE AD ALTRE CHE I TITOLARI DELL’AGRITURISMO CONSERVAVANO SUL RETRO: PER GIORNI I CONTADINI HANNO LAVORATO A 30 METRI DAL CADAVERE SENZA ACCORGERSI DI NULLA – PER TUTTI GIACOMO NON AVEVA MOTIVI PER UCCIDERSI: “ERA STRESSATO DAL LAVORO, NON AVEVA FATTO FERIE AD AGOSTO, MA…”

Giacomo è morto. E questa per ora è l’unica, tragica, certezza delle indagini. Sette giorni dopo la sparizione da Milano dopo il furto del suo zaino, il corpo del 29enne Giacomo Sartori è stato trovato impiccato ad un albero a meno di cento metri dal luogo — Cascina Caiella a Casorate Primo — dove mercoledì era stata trovata la sua auto. E dove forse era arrivato seguendo il segnale del cellulare aziendale che aveva nello zaino insieme a due pc. È stata la vice coordinatrice della protezione civile di Bereguardo a scoprire il corpo poco dopo le undici di mattina: «Ho visto a terra il telefono e le chiavi dell’auto, appoggiati in ordine. Ho alzato gli occhi e ho scorto il corpo».

Il cadavere del 29enne tecnico informatico era appeso al ramo di una grande quercia a più di tre metri da terra. L’albero si trova nel frutteto dell’agriturismo. Un’area dove titolari e contadini hanno lavorato senza mai accorgersi di nulla. Il cadavere però era nascosto dalla fitta vegetazione. In quella zona le ricerche ufficiali erano iniziate solo ieri. A vista, nei giorni scorsi, nessuno aveva notato niente di strano. Tanto che a una trentina di metri dalla quercia gli operai stavano tagliando una siepe. E lo stesso avevano fatto giovedì. Le prime ricerche si erano concentrate verso il Naviglio Bereguardo.

Per i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, coordinati dal pm Andrea Zanoncelli di Pavia, il suicidio è l’ipotesi più probabile. Ma manca ancora la soluzione a diversi enigmi per averne la certezza. Il pm ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, ma solo per eseguire gli accertamenti tecnici come l’autopsia (oggi a Pavia) e gli esami genetici. Il corpo era appeso con una grossa prolunga elettrica, simile ad altre che i titolari dell’agriturismo conservavano sul retro, dove ci sono gli attrezzi agricoli e i trattori.

Possibile che Sartori l’abbia presa da lì: un’area di facile accesso, a patto di addentrarsi nel cortile del bed and breakfast e ben illuminata per la presenza di un faro acceso tutta la notte. Prima però il giovane avrebbe fatto un tentativo usando una catena bianca e rossa, di quelle usate per delimitare i parcheggi. Dopo averla girata intorno al ramo l’avrebbe saggiata con il suo peso spezzandola. Così sarebbe sceso dal ramo per recuperare il cavo. Una dinamica inconsueta, ma è difficile trovare una logica nei gesti di un suicida.

L’ipotesi è che si sia ucciso nella notte tra venerdì e sabato scorsi o al massimo in mattinata. Fino alle 7.15 il cellulare era acceso. Ma servirà l’analisi medico legale per capirlo. Ci sono delle incongruenze che prima di chiudere il caso dovranno essere chiarite. La prima riguarda il tragitto tra il locale di Porta Venezia a Milano e la cascina. Un posto dove Sartori non era mai stato. Per gli investigatori è sempre più probabile che ci sia arrivato seguendo il segnale del cellulare rubato insieme ai due pc.

I dubbi sul gesto volontario sono pochi, pensare a una messinscena in un’area tanto frequentata è difficile. Sul corpo non sembrano esserci lesioni, bisognerà capire se ci siano però le tracce su mani e braccia della doppia arrampicata lungo il fusto e i fitti rami. Le suole e la camicia bianca a maniche lunghe non avevano segni particolari. Ma allo stesso modo non c’erano neanche quelli di trascinamento del corpo. Il cellulare e le chiavi sono stati lasciati a terra appoggiati su un cartello di divieto di sosta che era attaccato in origine alla catena.

Il segnale sembrava intonso, idem per il vetro del cellulare anche se sabato c’era stato un temporale. Sottigliezze, dettagli. Ma gli investigatori non tralasciano nulla. Giacomo non aveva motivi per uccidersi: «Era solo stressato dal lavoro, non aveva fatto ferie ad agosto». Nulla però che riguardasse mobbing o rischi per il posto. Fondamentale sarà l’analisi del suo telefono. I tabulati raccolti finora sono solo parziali.

GIACOMO SARTORI
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