Le isole di Tonga sono praticamente sparite dopo la nuova eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga-Hunga Hàapa e dallo tsnunami. Con l’aeroporto avvolto dalla cenere, senza internet, in black-out elettrico, le linee telefoniche interrotte e i cavi sottomarini spezzati, il piccolo arcipelago del Pacifico è tagliato fuori dal mondo: nessuna comunicazione è partita dalle isole, nessuna comunicazione le ha raggiunte. E la carenza di acqua potabile, oltre che i veleni delle ceneri, fanno temere per una possibile crisi umanitaria.
Stato di emergenza dopo l’esplosione del vulcano
L’Alto Commissario ad interim della Nuova Zelanda a Tonga, Peter Lund, ha comunicato che il governo locale ha dichiarato lo stato di emergenza. Non è ancora chiara l’entità dei danni e delle vittime (al momento si parla di 3 morti, solo uno confermato). Il Pacific Tsunami Warning Center (Ptwc), con sede alle Hawaii, ha affermato di aver localizzato grandi onde anomale nella regione: “Potrebbero essere state generate da un’altra esplosione del vulcano a Tonga”, visto che “non sono noti terremoti di dimensioni significative” che possano averlo fatto.
La situazione a Tonga
Una delle pochi voci che arriva da Tonga è quella della corrispondente di 1News Pacific, Barbara Dreaver. La cronista afferma che “un cavo sottomarino è stato distrutto in due punti dall’eruzione” e uno di questi due segmenti “si trova in prossimità del vulcano”. L’aeronautica neozalendese sta ora conducendo una missione per verificare più precisamente l’entità del danno. Nel post su Facebook, ha affermato almeno centinaia di residenti sono impegnati per sbarazzarsi dello “spesso film di cenere”, in particolare quello sulla pista principale dell’aeroporto di Nuku’alofa, nella speranza che il primo volo di soccorso possa arrivare quanto prima, ma c’è “molta strada da fare”, ha Dreaver.
80mila persone in condizioni disagiate
Sui social media si moltiplicano intanto gli appelli ad aiutare gli abitanti di Tonga. Secondo la Federazione internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (Ifrc), fino a 80mila persone potrebbero essere in condizioni disagiate. La stessa giornalista di 1News Pacific ha parlato di “danni agli edifici”. Al momento, stando a quanto riporta Dreaver, la nave che si deve occupare delle riparazioni si trova in Papua Nuova Guinea. I tempi stimati per ristabilire le comunicazioni sono quindi di “oltre due settimane”.
Il ministro australiano per il Pacifico, Zed Seselja, ha dichiarato che le prime ricognizioni effettuate sembrano comunque escludere un bilancio catastrofico in termini di vite umane. “Sappiamo che ci sono danni significativi anche ai resort turistici”, ha detto il ministro. “Lo tsunami ha avuto un impatto significativo sulla costa settentrionale di Nuku’alofa, la capitale di Tonga, la situazione è calma e stabile, tuttavia, l’arcipelago ha bisogno di rifornimenti d’acqua perché la nube di cenere ha causato la contaminazione” ha detto il primo ministro neozelandese Jacinda Ardern.
Una vittima confermata, stava cercando di salvare i suoi cani
Una cittadina britannica, Angela Glover, 50enne originaria di Brighton, è la prima vittima confermata dello tsunami che ha colpito Tonga. Ne ha dato notizia il fratello Nick Eleini, citato dalla Bbc, precisando che il corpo è stato ritrovato da suo marito James. L’uomo si è salvato perché è riuscito ad aggrapparsi a un albero quando è arrivata l’onda distruttiva. La donna, 50 anni, che gestiva un’organizzazione per il recupero e la cura dei cani randagi, sarebbe morta mentre cercava di trarre in salvo i suoi cani.