Momento di emozione per Sinisa Mihajlovic durante la conferenza stampa convocata per fare il punto sul suo percorso di cure insieme ai medici del Sant’Orsola. La commozione ha impedito per qualche attimo al tecnico di proseguire.
“In questi mesi ho pianto e non ho più le lacrime. Mi sono rotto le palle di piangere“, ha poi commentato. In sala stampa anche i giocatori del Bologna, entrati a sorpresa all’inizio della conferenza. “Fanno di tutto per non allenarsi…”, ha scherzato Mihajlovic. “Dire che ci sei mancato è poco, volevamo farti questa sorpresa”, ha detto il capitano Blerim Dzemaili a nome della squadra: “Volevamo solo dirti che siamo molto contenti di averti qui”. (Continua…)
“Siamo ancora in una fase precoce. Abbiamo bisogno di tempo per cercare di capire la risposta finale” del paziente, “per monitorare Sinisa, le possibili complicanze”: è intervenuto così Michele Cavo, primario dell’Ematologia del policlinico Sant’Orsola. Mihajlovic è stato stato circondato da “un affetto trasversale” che “gli ha dato forza”. Ma “a dispetto di questo carattere estremamente robusto e vigoroso si è sempre fidato ciecamente di noi anche quando i ‘no’ gli stavano stretti”.
“Le lacrime sono catartiche, depurano – ha proseguito Cavo -. Sono qui a parlare per espressa richiesta di Sinisa. Mi scuso se mi sono negato in questi mesi, ma il motivo è legato alla consapevolezza di essere cauti e prudenti per la caratteristica della malattia e del percorso che si doveva affrontare”. Focalizzandosi poi sugli ultimi 30 giorni e sulla remissione della malattia, il medico ha puntualizzato che: “Il risultato ottenuto è stato molto buono, ma il cerchio non è ancora chiuso. Ora, però, siamo felici di averlo restituito in splendida forma al mondo sportivo e non solo”. (Continua…)
“Mi sono sentito molto protetto, parte di una famiglia – ha ripreso Mihajlovic -. Grazie a tutti i tifosi e soprattutto a queli del Bologna che sono stati unici, mi hanno adottato come un figlio. Anche lo staff e i giocatori sono stati fantastici. Il più sentito grazie però va alla mia famiglia. A mia moglie che è stata tutti i giorni con me e mi ha dimostrato che sono molto fortunato ad avere una donna così accanto. Ti amo. Poi alle mie figlie, che sono la mia vita. Quando c’era il problema di trovare il donatore, hanno accettato subito di fare il test per la compatibilità. E’ stato un gesto d’amore non scontato. Anche mio fratello l’ha fatto. Un grazie va infine a mia madre che vive in Serbia”. Inoltre, è arrivato anche un aneddoto su Mancini: “Con Mancio non ci parlavamo da 4 anni, l’ho sentito molte volte”.
“Ho passato quattro mesi tosti, chiuso in una stanza d’ospedale con aria e acqua filtrati – ha aggiunto Mihajlovic, fermando il respiro a ogni passaggio -. E’ stato un incubo. Voglio dire agli altri pazienti che non si devono sentire meno forti se non affrontano la malattia come ho fatto io, non si devono vergognare e non devono mai perdere la voglia di vivere. E’ una malattia bastarda, ci vuole pazienza. Prendo 19 pastiglie al giorno, sono dimagrito tanto, 13 chili la prima volta, ma pian piano riprenderò la forza. Non sono ancora alla fine, anche se per me lo è, perché sono fuori da quell’ospedale. Oggi do importanza alle piccole cose di cui prima non mi accorgevo. Se vorrei conoscere il mio donatore? Ci terrei, perché ha fatto una cosa non scontata e molto bella. Ma non si può. Però magari gli farò arrivare un messaggio”.