Nel 2014, stando ai dati in possesso del Syrian Observatory For Human Rights, la guerra civile in Siria ha causato la morte di 76.000 persone, di cui più di 3.500 bambini. Dall’inizio del conflitto, nel 2011, sono finora morti circa 206.000 individui. In un Paese così martoriato è possibile che una bimba scambi l’obiettivo di una macchina fotografica professionale per la canna di un fucile, e alzi le mani in segno di resa.
E’ successo a Hudea, piccola siriana di 4 anni, quando si è trovata di fronte il fotografo Osman Sagirli nel campo profughi allestito ad Atmeh. Le braccia alzate, l’espressione preoccupata: lo scatto della bimba è stato condiviso lo scorso 24 marzo su Twitter dalla giornalista Nadia AbuShaban. In pochi giorni è stato condiviso più di 10.000 volte.
E il web si è attivato per rintracciare l’autore della foto. Si è scoperto, così, che l’immagine è stata scattata da Osman Sagirli a dicembre 2014, ed è stata pubblicata per la prima volta dal quotidiano turco Türkiye a gennaio 2015, per cui l’uomo lavora da 25 anni.
La BBC lo ha contattato per sapere se la storia “dietro” questa immagine fosse vera. E lui ha confermato: “Quel giorno stavo utilizzando un teleobiettivo e la bimba ha pensato che fosse un’arma – racconta il fotografo – Ho capito subito che si era spaventata. Normalmente i bambini nascondono la loro faccia o sorridono quando vedono una fotocamera”.
Hudea, la bambina protagonista dello scatto, era arrivata nel campo di Atmeh – a circa 10 km dal confine turco – con sua madre e due fratelli dopo un viaggio di 150 km.
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