Rimini, 17 gennaio 2022 – Da venerdì è finalmente a casa, dopo il delicato intervento alla vescica a cui è stato sottoposto l’11 gennaio. “Sono stato operato d’urgenza, mi hanno trovato un tumore. Ma se non fosse stato per l’urologo, che si è accorto della gravità del caso e ha disposto immediatamente l’intervento chirurgico, mi avrebbero di nuovo dimesso come avevano già fatto la prima volta.
Ho rischiato di morire per emorragia solo perché non mi volevano ricoverare”. Gianni Morbidelli, 57 anni, per fortuna ora la può raccontare. “Ma quel che è successo a me potrebbe accadere a chiunque. Capisco bene che siamo in tempo di pandemia, che i ricoveri aumentano, gli ospedali sono sotto pressione”. Però, “chi come me soffre di una patologia grave, non può essere trascurato solo perché ha anche il Covid e non ci sono abbastanza posti letto in ospedale per i pazienti positivi”.
Quando ha iniziato ad accusare i problemi alla vescica?
“Il 29 dicembre. E’ stato quello il primo giorno in cui mi sono accorto che c’era del sangue insieme all’urina. E non qualche goccia di sangue: usciva a fiotti. Alla sera ho chiamato il 118, è venuta l’ambulanza e mi ha portato in Pronto soccorso. Mi hanno fatto il tampone rapido ed è venuto fuori che ero positivo. Così sono stato spostato nell’area riservata ai contagiati, e nel frattempo mi hanno fatto vari esami e ho fatto la visita con l’urologo. Dopodiché, con mia sorpresa, mi rimandano a casa”.
Perché non la consideravano grave?
“Esatto. L’urologo che mi ha visitato mi prescrive alcuni antibiotici e una serie di esami, ma per lui e gli altri medici non c’è la necessità di ricoverarmi. Mi spiegano che non c’è posto, che devono riservare i letti disponibili ai casi urgenti”.
Lei torna a casa, ma il problema resta…
“Non solo. Si aggrava. Nei giorni successivi sono stato sempre più male, l’8 e il 9 gennaio sono stati da incubo. Il 10 mi decido e chiamo di nuovo il 118. Al Pronto soccorso mi rifanno il tampone, sono ancora positivo. Litigo con un’infermiera che avevo insinuato che ero lì solo per scroccare un tampone. Litigo con il medico che mi visita, perché mi dice che non sono grave e posso tornare a casa”.
Come ha reagito?
“Urlando e minacciando medici e infermieri. L’ammetto, ho perso le staffe. Ma chi non le avrebbe perse al mio posto? Ho chiesto di essere visitato da un urologo, e mi visita il dottor Bartolomeo Zaccagnino. E’ lui che capisce che ho un’emorragia in corso alla vescica. Da esami approfonditi si accorge che ho un tumore e decide che devo essere operato. Non lo ringrazierò mai abbastanza”.
Com’è andato l’intervento?
“Mi hanno tolto due polipi, uno di 2 centimetri, l’altro più piccolo. Mi hanno cicatrizzato la ferita e messo il catetere, che devo portare ancora per un po’. Sono stato dimesso il 14 gennaio, nel frattempo sono guarito dal Covid. Il 31 devo tornare per la visita, lì mi diranno se è un tumore benigno o maligno: incrocio le dita… Ma andrò fino in fondo a questa storia: quando starò meglio mi rivolgerò a un avvocato, perché intendo fare denuncia”.