Strage in Nuova Zelanda: sul mitra del Killer una dedica a Luca Trainu

di redazione

Strage in Nuova Zelanda: sul mitra del Killer una dedica a Luca Trainu

| venerdì 15 Marzo 2019 - 09:35

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Strage in Nuova Zelanda: sul mitra del Killer una dedica a  Luca Trainu

Nuova Zelanda, il nome di Luca Traini sui mitra del killer Brenton Tarrant

C’è un filo rosso che lega la strage nelle moschee in Nuova Zelanda a Luca Traini, il 28enne di Tolentino autore della sparatoria contro gli immigrati avvenuta a Macerata il 3 febbraio del 2018 e per cui è stato condannato a 12 anni di carcere. Su un caricatore di una delle armi usate dal “suprematista bianco” Brenton Terrant, anche lui 28 anni, a Christchurch, c’è una lunga dedica in cui compare proprio il nome di Luca Traini oltre a quello di Sebastiano Venier, generale veneziano della battaglia di Lepanto che nel XVI secolo vide le forze della Lega Santa infliggere un’importante sconfitta ai Turchi.

Un suprematista della razza bianca contro immigrati e musulmani, cosi si definiva uno dei killer che nella giornata di venerdì ha assaltato una moschea di Christchurch, in nuova Zelanda, facendo una strage. Un atteggiamento ribadito in decine di messaggi contro stranieri e in particolare islamici e in alcune foto in cui l’uomo inneggiava ad altri suprematisti e ad altre imprese analoghe tra cui quella del nostro connazionale Luca Traini, l’uomo del sanguinoso attacco di Macerata contro stranieri presi di mira a caso in strada e che per puro caso non si è trasformato in una analoga tragedia. Il nome di Traini, ora in carcere, compare in un tweet in cui il killer neozelandese riprendeva armi automatiche e caricatori usati poi nella strage. Insieme al nome del 28enne italiano che nel 2018 ha tentato una strage di immigrati ferendo sei persone, nelle immagini si notato anche quello di Alexandre Bissonnette, autore di una strage proprio in una moschea nel 2017 nel Quebec, in Canada, dove vennero uccise sei persone, e di Sebastiano Vernier Doge di Venezia ai tempi della battaglia di Lepanto contro gli Ottomani.

Su armi e caricatori usati nella strage i killer avevano scritto vari nomi di personaggi che hanno combattuto o attaccato musulmani in passato. Tra di loro anche il nostro connazionale Luca Traini, l’uomo del sanguinoso attacco di Macerata contro stranieri presi di mira a caso in strada e ora in carcere.

Un suprematista della razza bianca contro immigrati e musulmani, cosi si definiva uno dei killer che nella giornata di venerdì ha assaltato una moschea di Christchurch, in nuova Zelanda, facendo una strage. Un atteggiamento ribadito in decine di messaggi contro stranieri e in particolare islamici e in alcune foto in cui l’uomo inneggiava ad altri suprematisti e ad altre imprese analoghe tra cui quella del nostro connazionale Luca Traini, l’uomo del sanguinoso attacco di Macerata contro stranieri presi di mira a caso in strada e che per puro caso non si è trasformato in una analoga tragedia. Il nome di Traini, ora in carcere, compare in un tweet in cui il killer neozelandese riprendeva armi automatiche e caricatori usati poi nella strage. Insieme al nome del 28enne italiano che nel 2018 ha tentato una strage di immigrati ferendo sei persone, nelle immagini si notato anche quello di Alexandre Bissonnette, autore di una strage proprio in una moschea nel 2017 nel Quebec, in Canada, dove vennero uccise sei persone, e di Sebastiano Vernier Doge di Venezia ai tempi della battaglia di Lepanto contro gli Ottomani.

Il profilo dell’uomo, identificato dai media locali come il 58enne B. T., è stato poi rimosso ma alcune immagini sono continuate a circolare in rete. Quelle stesse armi e caricatori, in cui compaiono date anche in cirillico e vari nomi di personaggi che hanno combattuto o attaccato musulmani anche in tempi antichi, sono stati poi usati nell’attacco come si vede dal macabro video registrato in prima persona con una telecamera sulla testa. Le armi nere con le scritte bianche si vedono infatti accanto a lui sul sedile del passeggero anteriore mentre parcheggia vicino alla moschea. Le stesse armi vengono poi impugnate poco dopo per entrare nell’edificio religioso e uccidere chiunque capiti a tiro.

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