Il bimbo di due anni ucciso a Frosinone ha provato a difendersi dalla mamma mentre lo strangolava. Questa la confessione di Donatella Di Bona, 28 anni, del posto, dopo l’interrogatorio dei carabinieri durato tutta la notte. Sulle braccia, ha ancora i graffi del figlio che ha tentato di salvarsi, liberandosi dalla morsa omicida. I fatti risalgono al pomeriggio di ieri, mercoledì 17 aprile, in località Volla, a Piedimonte San Germano, in provincia di Frosinone.
Gabriel Faroleto, così si chiamava il piccolo, si è divincolato mentre le mani della mamma lo stringevano forte al collo, fino a farlo soffocare. La salma del bimbo ora si trova nella camera mortuaria dell’ospedale Santa Scolastica di Cassino e l’autorità giudiziaria ne disporrà l’autopsia. La madre, invece, si trova nel carcere femminile di Rebibbia.
I fatti risalgono a ieri, mercoledì 17 aprile, quando la donna ha ucciso il bambino in strada perché piangeva e “voleva andare dalla nonna”. Secondo quanto appreso, la 28enne soffriva di attacchi di panico e ansia.
Secondo le informazioni apprese Donatella, incensurata, soffre di problemi mentali ma non era mai stata in cura. La donna, dopo aver ucciso il figlio, ha continuato a camminare in strada, diretta verso casa, pensando al copione che avrebbe dovuto recitare.
Ai sanitari del 118 intervenuti per soccorrere il bambino riverso a terra la donna ha raccontato che qualcuno gliel’aveva ucciso: “Mi hanno investito con mio figlio in braccio” ha detto. Sul posto è arrivata un eliambulanza, e i soccorritori hanno cercato di rianimare il bimbo per quasi un’ora, all’interno del cortile di casa.
Ma la prima versione dell’accaduto raccontata dalla donna non ha convinto i carabinieri: c’erano troppe incongruenze. Dopo un interrogatorio andato avanti un’intera notte, Donatella ha confessato, davanti al suo legale difensore e al sostituto procuratore Valentina Maisto. Foto credits: Quarto Grado – Mediaset