Sì alla terza dose di vaccino covid per i più fragili, come gli immunodepressi. Silvio Brusaferro presidente dell’Iss e portavoce del Cts lo ha annunciato in una intervista a La Stampa in cui commenta l’andamento del Covid. “Personalmente non sono né ottimista né pessimista. Venerdì scorso osservavamo una crescita netta che ora sembra più contenuta.
Ma dobbiamo vedere se il trend tiene. Per evitare una quarta ondata abbiamo due strumenti a disposizione e vanno usati entrambi: quelli della vaccinazione e dei giusti comportamenti che dipende solo da noi adottare. Sul piano delle vaccinazioni vedo con soddisfazione che i giovani stanno rispondendo bene, come dimostra la forte crescita degli immunizzati tra i 20 e i 29 anni”, dice Brusaferro.
“I dati di cui disponiamo, ricordati anche da Anthony Fauci, dimostrano che i vaccinati, se positivi, possono trasmettere il virus efficacemente – dice ancora il portavoce del comitato tecnico scientifico che supporta il governo – E per questo è necessario mantenere anche per loro la quarantena in caso di contatti stretti con positivi”.
Insomma, il vaccino difende dalla malattia grave ma non impedisce completamente il contagio e la trasmissione ad altre persone. “Il punto è che i vaccinati hanno molte meno possibilità di contrarre l’infezione e quindi anche di trasmetterla, visto che i dati italiani evidenziano una efficacia dell’88%. In questa prospettiva la certificazione verde consente di vivere con maggiore serenità certe situazioni di vita sociale, soprattutto in ambienti chiusi”.
Brusaferro spinge sulla necessità di vaccinare i ragazzi e sulla pressione della variante Delta negli ospedali ammette: “Non ho la sfera di cristallo. Ma sappiamo che completando il ciclo vaccinale il rischio di infezione si riduce dell’88% e di oltre il 95% quello di contrarre forme gravi di malattia che portano al ricovero, o peggio al decesso. È però altrettanto vero che la Delta in situazioni di affollamento e assembramento si diffonde molto più efficacemente. Per questo anche la situazione dei nostri ospedali dipenderà anche da quanto saremo prudenti e da quanto velocemente ci vaccineremo”.
Sulla terza dose di vaccino anti Covid il capo dell’Iss commenta che “le vaccinazioni sono iniziate a gennaio e mano a mano che monitoriamo la risposta immunitaria siamo in grado di valutarne anche la durata. Per ora sappiamo che va oltre i sei mesi, nuovi studi dicono più di otto. Ma sono dati in via di aggiornamento. Per questo oggi non possiamo ancora dire se e quando sarà necessaria. Diverso è il discorso per gli immunodepressi che hanno una risposta più debole e per i quali si stima opportuno un richiamo a 6-7 mesi dal completamento del ciclo vaccinale”.