Asportare la tiroide senza alcuna incisione: adesso si può. Il primo caso risulta già nel 2016 Giunge da Varese la notizia del primo intervento di tiroidectomia – questo il nome della procedura di rimozione chirurgica della ghiandola endocrina – effettuato senza lasciare il «segno». L’operazione è stata possibile accedendo all’organo dal cavo orale, non dalla base del collo. Una piccola incisione invisibile dall’esterno ha permesso all’equipe di specialisti di «agganciare» l’organo e rimuoverlo, in una paziente che aveva alcuni piccoli noduli tiroidei.
VIA LA TIROIDE SENZA «SEGNI»: QUANDO SI PUÒ? A eseguire la procedura è stato Gianlorenzo Dionigi, direttore della struttura complessa di chirurgia generale 1 dell’ospedale di Circolo Fondazione Macchi di Varese. Si tratta del primo intervento del genere realizzato in Europa. Sette quelli condotti negli Stati Uniti. Settanta in territorio asiatico:
tra Corea del Sud, Cina e Thailandia. Validata da un gruppo internazionale di specialisti della chirurgia endocrina, tra cui lo stesso Dionigi, la nuova tecnica chirurgica è dunque prossima a trovare spazio nelle principali strutture chirurgiche ospedaliere italiane. Come spiega lo specialista varesotto, «i criteri di selezione per questo tipo di intervento sono i noduli tiroidei con diametro non superiore ai cinque centimetri, un volume della ghiandola tiroidea non superiore a 45 millilitri, la diagnosi preoperatoria di patologia benigna della tiroide o di un piccolo tumore, l’assenza di indicatori biochimici ed ecografici di tiroidite e di segni clinici ed ecografici di linfadenopatia cervicale».
Il principale vantaggio è il risultato estetico, con l’eliminazione completa di cicatrici chirurgiche nel collo o in altre sedi visibili. Un ulteriore beneficio deriva dall’assenza di complicanze della ferita chirurgica: quali soprattutto il cheloide (crescita anomala di tessuto fibroso), l’ipertrofia della cicatrice, i sieromi e gli ematomi. Inoltre «i pazienti si mobilizzano dal letto precocemente, si alimentano e parlano il pomeriggio stesso dell’intervento», spiega ancora Dionigi.
IN QUALI CASI SI RIMUOVE LA TIROIDE. Per la sua delicata funzione, la tiroide è considerata la «centrale» energetica dell’organismo. L’organo è infatti la sede di produzione della calcitonina (abbassa le concentrazioni di calcio nel sangue), ma soprattutto degli ormoni tiroidei T3 e T4 che stimolano i processi di crescita, sviluppo e movimento dell’organismo e presiedono al metabolismo energetico. La sua asportazione, parziale o totale, può rendersi necessaria in presenza di malattie quali il gozzo, l’ipertiroidismo e il tumore della tiroide.
Non tutti i noduli, invece, necessitano dell’asportazione chirurgica. In questo caso non contano soltanto le dimensioni, ma soprattutto l’eventuale loro natura maligna. Un’ecografia ghiandolare, abbinata al dosaggio degli ormoni tiroidei e di altri marcatori quali la tireoglobulina e la calcitonina, permette di avere un quadro diagnostico completo. Se necessario, un ago aspirato fugherà gli ultimi dubbi. Le persone che si sottopongono a un intervento di tiroidectomia devono poi assumere per tutta la vita una compressa al giorno di levotiroxina, ormone chiamato a regolare il metabolismo in assenza di quelli naturali.