In tutto il mondo ci sono tre milioni di persone che ogni anno si mettono in viaggio per fare se$$o con un minore. I dati sono dell’Organizzazione mondiale del turismo (Omt). Le mete più gettonate sono i cosiddetti “paesi del terzo mondo“, dove povertà e corruzione rendono più facile commettere questo tipo di reato. Perché di questo si tratta, nonostante si cerchi di far pensare che la vittima sia accondiscendente o il suo aspetto fisico tradisca i dati anagrafici. «Quello del turismo se$$uale minorile è un fenomeno in crescita ma ancora sommerso, difficile da tracciare perché avviene in stati dove è facile allungare una mazzetta alla polizia, evitando così sia lo scand@lo che l’arresto».
Come riporta www.osservatoriodiritti.it, l’Italia gode, purtroppo, di un triste primato, piazzandosi primo tra i paesi da cui partono i “clienti” di minori costretti a pro_stituirsi. Gli altri sono Francia, Germania, Regno Unito, Cina e Giappone. Anche per questo, il 16 gennaio al Senato è stata presentata Stop sexu@l tourism, la campagna internazionale a tutela dei “Diritti Minorili nel Mondo”, promossa dall’Associazione fiori di acciaio, in collaborazione con Mete Onlus e patrocinata dall’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile).
L’iniziativa prevede l’affissione di un manifesto informativo in 57 aeroporti italiani, per denunciare una situazione sempre più dilagante, ma anche per stimolare una presa di coscienza in chi ha come scopo ultimo del proprio viaggio l’@buso del corpo di un bambino. I turisti se$$uali italiani sono circa 80 mila, per lo più uomini (90%). Negli ultimi anni l’età si è abbassata ed è compresa tra i 20 e i 40 anni, come rivela uno studio di Ecpat Italia, contenuto nel Global Study di Ecpat Iternational (End Child Prostitution in Asian Tourism).
Il documento è frutto di due anni di ricerca, condotta tra il 2015 e il 2016 grazie al supporto di 67 partner e al contributo di 66 esperti. I principali paesi di destinazione, contrariamente a quanto pensano tanti, sono Brasile, Repubblica Dominicana, Colombia, oltre a Thailandia e Cambogia. A questi poi, ultimamente, si sono aggiunte anche “nuove mete”: alcuni paesi dell’Africa e dell’Est Europa.
Da non trascurare anche il numero in crescita delle donne che viaggiano in paesi in via di sviluppo, in cerca di se$$o a pagamento con i minori. In totale sono il 10% dei turisti se$$uali. Mentre gli uomini prediligono prede più giovani (fra i 12 e i 14 anni d’età) e tendono a cambiare partner ogni sera, le donne vanno in cerca di adolescenti, ragazzi che possano diventare i loro accompagnatori per tutta la vacanza. Questo avviene soprattutto in Kenyae nei Caraibi. Uno dei primi ostacoli da superare per sconfiggere il fenomeno è, quindi, proprio l’inconsapevolezza.
Per questo a Giorgia Butera, presidente di Mete Onlus e promotrice della campagna Stop sexual tourism, è venuta l’idea del manifesto informativo da affiggere negli aeroporti e, come ha spiegato a Osservatorio Diritti, «presto anche in altri luoghi di transito, affinché la comunicazione diventi circolare». Ma per Abo Loha la vera svolta per risolvere un «problema ormai di ordine commerciale, oltre che di violazione di diritti umani, in quanto gestito interamente dalla crimin@lità organizzata, sarebbe armonizzare la cooperazione giudiziaria e investigativa, perché si ha a che fare con crimi_ni transnazionali». (Credits photo: Amnesty International)