Una famiglia riservata e segnata da grandi dolori. A partire dal quel drammatico incidente di una trentina di anni fa in cui Alessandro Canullo, dopo il coma, rimase gravemente ferito alle gambe, tanto che negli anni non è mai riuscito a recuperare pienamente. Oggi la tragedia della famiglia Canullo, che viveva a Borgo Santa Croce, ha sconvolto la città. I corpi di Alessandro, 54 anni, della mamma Maria Angela Moretti di 77 anni e del papà Eros Canullo di 80 anni, sono stati ritrovati in avanzato stato di decomposizione all’interno della villetta in cui vivevano, al civico 72.
Sarebbero morti da almeno due se non tre mesi, ma sarà l’autopsia, che verrà svolta dal medico legale Roberto Scendoni, a dare maggiori chiarimenti quantomeno sui tempi della tragedia. Perché sul come siano morti i tre componenti della famiglia ancora è tutto da chiarire. I vigili del fuoco hanno escluso che la morte sia legata a monossido di carbonio e la Polizia ha escluso che qualcuno sia entrato nell’abitazione, perché non ci sarebbero segni di effrazione su porte e finestre.
Le indagini della Squadra mobile, quindi, proseguono. All’interno dell’abitazione sono stati trovati i termosifoni ancora accesi e questo rafforza l’ipotesi che i Canullo siamo morti da diversi mesi. A dare l’allarme una parente che ha telefonato da Milano perché da tempo non riusciva a parlare con Maria Angela o Eros. Il padre è stato trovato in bagno, la donna sul letto perché da tempo non riusciva a muoversi a causa di un ictus e il figlio invalido vicino alla madre, ai piedi del letto.
Una tragedia che parla anche di isolamento, quello in cui era relegata la famiglia Canullo. «Quanto avvenuto oggi a borgo Santa Croce è una tragedia che ha sconvolto l’intera comunità e che ci fa riflettere – commenta il sindaco Sandro Parcaroli -, tutta la città di Macerata si stringe intorno al dolore dei familiari e dei conoscenti della famiglia Canullo. È evidente che le situazioni di solitudine e fragilità stanno aumentando in questo momento così difficile e dobbiamo essere tutti, istituzioni e cittadini, più attenti e solleciti nel riuscire a captare i bisogni legati all’isolamento sociale».
«Mi dispiace molto. Conoscevo Alessandro Canullo dagli anni della prima giovinezza, ben prima del terribile incidente che lo costrinse a mesi di coma e una lunghissima riabilitazione. Tuttavia ci riuscì – ricorda lo scrittore Filippo Davoli -. Negli anni recenti, sebbene limitato nei movimenti, era frequente incontrarci in piazza, dove suo padre puntualmente lo accompagnava. Di nascosto da lui mi scroccava una sigaretta e facevamo quattro chiacchiere in onore dei vecchi tempi e commentando i nuovi, perché l’intelligenza brillante e ironica non gli era stata intaccata.
Col padre, inoltre, amavano gli incontri culturali, i concerti, le mostre. Alessandro spesso lamentava il “respiro corto” di Macerata, ma quella – si sa – è una antica consuetudine di tutti noi. Che poi, peraltro, questa città la amiamo. La notizia di questa mattina mi lascia esterrefatto. Che può essere successo? Che ci faceva il termosifone a 30 gradi in agosto? C’è stata una rapina finita male? Si sono suicidati? Si erano ammalati e non sono riusciti a chiedere aiuto? Un mistero davvero incomprensibile. Rimane quest’immagine familiare e il proprio dramma che si sfocherà strada facendo. Rimarranno i lampi di alcuni incontri, certe espressioni, certi ricordi. Il Cielo li accolga».