Valentina Nappi, la provocazione choc su Instagram: “Sono stata stuprata da Salvini”

di redazione

Valentina Nappi, la provocazione choc su Instagram: “Sono stata stuprata da Salvini”

| lunedì 14 Gennaio 2019 - 12:00

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Valentina Nappi, la provocazione choc su Instagram: “Sono stata stuprata da Salvini”

Una denuncia che in poche ore ha fatto il giro del web, unendosi al coro “anti-Salvini”

Una sua foto e la scritta “sono stata stuprata da Salvini”: così la pornostar Valentina Nappi in un post su Instagram che ha colto tutti di sorpresa. “Sono stata ‘stuprata’ da Salvini perché al di là di aspetti anche condivisibili (che pure ci sono) delle sue scelte concrete –

ha spiegato la Nappi nella didascalia del post volutamente provocatorio – , e al di là del fatto che molte responsabilità non sono solo sue, Salvini ha riabilitato la peggiore cultura identitaria nazionalista, quella rappresentata dalla triade Dio-Patria-Famiglia”. Una denuncia che in poche ore ha fatto il giro del web, unendosi al coro “anti-Salvini”.
https://www.instagram.com/p/BslDiclH0NB/?utm_source=ig_web_copy_link

La porno attrice affronta infatti anche la questione migranti, che è il punto più caldo affrontato dal ministro degli Interni in questi sette mesi di governo: “Non so voi, ma questa io la chiamo cultura di sapore fascista. Ed è uno stupro culturale di proporzioni immani.

La questione dell’immigrazione, al di là dei complessi aspetti pratici su cui non intendo dilungarmi (la mia opinione è che una gestione razionale dei flussi migratori è — e soprattutto sarà — necessaria), è una questione culturale”.

Infine Valentina Nappi lancia l’allarme sulla deriva che, a suo dire, sta subendo la società contemporanea: “Io non voglio vivere in un paese con una cultura ufficiale unica, cattolica di destra, nazionalpopolare. Io voglio vivere in un paese ateo, multietnico, con un’identità culturale che affondi le proprie radici nell’Illuminismo e nel marxismo più illuminato, e che sviluppi queste ultime all’altezza della modernità contemporanea.

Il linguaggio grezzo, i modi spicci e i toni al limite del violento, invece, ci riportano a una cultura tribale che produce una violenza contro il diverso (come abbiamo potuto vedere) simile a quella che si dà in molte specie di primati non umani. Rispetto a tutto ciò, il genocidio è qualcosa di differente solo per grado”.

Articolo riportato daIl fatto quotidiano

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