Due presupposti errati dietro l’inchiesta sulla morte di Viviana Parisi e la scomparsa di suo figlio Gioele Mondello. Come riporta la Stampa, la Procura ha preso atto di due verità non considerate in precedenza: la donna è riuscita con il bimbo ancora vivo in braccio, ad addentrarsi nel bosco lato montagna semplicemente scavalcando il guardrail dell’autostrada A20 Messina-Palermo.
Fino a che il testimone-chiave non si è presentato in Procura, si pensava la donna fosse fuggita lato mare e lì si erano concentrate le prime ricerche. Secondo presupposto: la “lievità” dell’incidente d’auto nel tunnel che ha scatenato il dramma. (Continua…)
L’incidente è stato più serio di quanto detto inizialmente. “L’Opel Corsa guidata da Viviana Parisi viaggiava a 100 chilometri all’ora: ha urtato un furgone, l’auto ha sbandato e si è ribaltata almeno due volte, ha un finestrino in frantumi e un pneumatico esploso.
“Abbiamo sentito una frenata, poi ci è venuta a sbattere sul lato guidatore”, ha spiegato uno degli operai a bordo del furgone a Chi l’ha visto?. (Continua…)
L’incidente potrebbe aver sconvolto effettivamente Viviana, già fragile psicologicamente. Non a caso, come confermato dal procuratore Cavallo, “dopo l’incidente era agitata e impaurita“.
Possibile che sotto choc per il trauma e spaventata per le possibili ferite riportate da Gioele abbia deciso in preda al panico di fuggire. Cosa sia successo a quel punto, fatalità, incontro “sfortunato” con un terzo uomo od omicidio-suicidio, è ancora un mistero.