Sono due le ipotesi che secondo la Procura restano in piedi dopo il ritrovamento dei resti che potrebbero appartenere al piccolo Gioele Mondello. L’ipotesi investigativa più seguita dalla procura di Patti è quella dell’aggressione di animali, ma occorre capire se è avvenuta prima o dopo la morte di Viviana e Gioele. “I resti del piccolo Gioele sono stati trascinati in più punti dagli animali selvatici – ha affermato il procuratore capo di Patti Angelo Vittorio Cavallo -. Noi riteniamo che ci sia stato un intervento quantomeno successivo degli animali – ha detto – questo è sicuro, quell’effetto di dispersione è sicuramente frutto di un intervento di animali o in un momento successivo o al momento dei fatti”.
Ma si indaga anche su un eventuale omicidio-suicidio, possibilità che la famiglia continua a respingere con fermezza. Madre e figlio potrebbero essere morti nello stesso posto, a spargere i resti poi sarebbero state volpi o suini neri presenti nella zona. Per Claudio Mondello, legale e cugino del padre di Gioele, “Viviana non si è uccisa e non ha ucciso il piccolo Gioele”. Il suo proposito, scrive, era quello “di intrapendere un viaggio” che “se avesse goduto di maggiore fortuna, si sarebbe compiuto nel breve volgere di una mattinata di Agosto. Nessuno ne avrebbe saputo nulla”. E invece le cose sono andate diversamente. “Il suo proposito – scrive Mondello – è violato da un fatto sopravvenuto – non previsto né prevedibile – ovvero un fortuito sinistro automobilistico”. (Continua…)
La sua posizione “era tale da metterla in grave difficoltà (si trovava a 100 km da dove avrebbe dovuto essere)”. Viviana, prosegue Claudio Mondello, decide quindi “di guadagnare la fuga. Il teste del nord – il cui senso civico a distanza di due settimane – riferisce di una madre che si evidenzia per una condotta di protezione e tutela del figlio. Protezione”. “Viviana è rinvenuta ai piedi di un traliccio (il corpo della madre e quello del piccolo distano 500 metri in linea d’aria e piu’ di N.1 km se si seguno le stradine di collegamento viario). È lecito ipotizzare quanto segue: il bambino sfugge alla vigilanza della madre e si allontana. Forse anche solo di pochi passi. Probabilmente qualcosa, in quello scenario di campagna, attira la sua attenzione oppure lo spaventa. La madre, terrorizzata, cerca disperatamente di trovarlo ma i suoi tentativi falliscono”.
“Al fine di meglio orientarsi, quindi, decide di salire sul pilone della corrente e guadagnare una posizione di privilegio rispetto al luogo circostante. E’ vero che il traliccio è posto piu’ in basso rispetto alla collina adiacente (circostanza che mi lasciava dubbioso su uno scenario di tale guisa) ma lo è, altresì, che è l’unica tipologia di struttura che consenta di guardarsi intorno a 360 gradi. E’ compatibile, pertanto, con l’idea di chi voglia perlustrare la zona limitrofa; probabilmente (così ipotizzo) per guadagnare il contatto visivo col bambino”. Insomma, secondo il legale il bimbo si era allontanato. Viviana per cercarlo sarebbe salita sul traliccio esponendosi addirittura ad un “pericolo mortale” pur di proteggere Gioele. “Perché per ritrovare il bambino e non per ritrovare la via smarrita?” si chiede Claudio Mondello. (Continua…)
“Perché si discorre di un possibile pericolo mortale (da quel traliccio transita corrente elettrica ad alto voltaggio) per cui ipotizzo che una spinta esiziale – tale da far decadere ogni indugio – sia stata, per Viviana, quella di ogni madre responsabile: l’amore (‘mi coinvolse un senso di protezione’) e la tutela del proprio bambino. Da quella posizione Viviana, finalmente, rintraccia Gioele: si affretta a scendere ma, probabilmente per evitare di perdere tempo, ritiene preferibile saltare. Questa scelta le è fatale”. “Da questo punto in poi – continua Mondello – faccio mia la ricostruzione di chi ha restituito Gioele alla propria famiglia: Giuseppe Di Bello, ex brigadiere dei Carabinieri. E’ probabile che il bambino abbia vagato tra i boschi fino al momento in cui è incorso in un incontro funesto (forse un suino nero dei nebrodi; in zona ve ne sono molteplici sia da allevamento che allo stato brado). Quanto sopra deve essere vagliato, in modo accurato, e supportato da evidenze tali da rendere impossibile ogni alternativa possibile.
Un lavoro che impone pazienza, rispetto e silenzio”. La famiglia dunque non crede all’ipotesi di un omicidio-suidio. E Daniele Mondello, il papà di Gioele, continua ad avanzare dei dubbi sui metodi utilizzati per le ricerche. “Questo video me l’hanno mandato” scrive su fb postando un filmato che mostra un operatore tv che segue e riprende un militare che fa. “Non so cosa pensare… lo stavano cercando così a mio figlio?”. Intanto sono in corso gli accertamenti sui resti trovati nell’area del traliccio.”Agiremo come fatto sul cadavere di Viviana Parisi – spiega a MessinaToday il medico legale Elvira Ventura Spagnolo – ci troviamo però di fronte a dei resti in una fase ben più avanzata di decomposizione. Sarà quindi necessario uno studio molto più approfondito per avere un quadro più completo. In questo caso occorre analizzare il grado di lesività presente sul corpo per valutare l’azione della macrofauna. Tutti gli esami sono importanti, si arriverà ad una conclusione che possa dare certezze”. Agli esami sulla salma parteciperà anche l’entomologo forense Stefano Vanin. Intanto, ieri pomeriggio, è stato prelevato il dna al padre Daniele Mondello e al suocero Luigi Parisi. Servirà per dare la definitiva certezza sull’identità del cadavere tramite comparazione.