Esiste un rapporto speciale tra Alex Zanardi e suo figlio Niccolò. E non poteva essere altrimenti. La foto pubblicata dal giovane racconta che va anche al di là dell’invisibile muro costruito da generazioni maschili che si succedono nel silenzio, nella ritrosia e negli sfioramenti imbarazzati. Mano sulla mano, invece, e nessun pudore dei sentimenti.
Il loro è un rapporto battezzato con il fuoco e che un altro momento infernale sta attraversando. Quando Niccolò aveva tre anni il padre ricevette l’estrema unzione in Germania, ma tornò a casa, seppur senza gambe. Cercò di convincerlo che era un tipo speciale: in fondo nei fumetti è dopo una menomazione che lo si diventa. Raccontava divertito che quando lo portò con sé nel luogo dove si faceva le protesi ci rimase un po’ male: (Continua…)
«Oh, papà, qui son tutti senza gambe». Come se all’improvviso suo padre fosse scaduto nella normalità. Non è mai successo. Non è stato il figlio ad adeguarsi alla specialità del padre, ma il padre alla normalità del figlio. Se del caso, inventandosene una. Come con le protesi da vasca. Erano a Montecarlo, c’era una piscina del condominio e Niccolò bambino avrebbe voluto che ci sguazzassero insieme.
Nelle protesi però c’è la gommapiuma, in acqua s’inzuppano, è un disastro. A Zanardi padre viene in mente quella roba che si mette nei serbatoi per evitare lo scuotimento, la schiuma a cellula aperta. Gli dicono che arriva dall’Inghilterra. Chiama e dopo tre giorni la riceve. Fa fare due protesi speciali con quella, il bronzo marino nelle ginocchia ed eccolo in piscina con suo figlio. Il padre di Alex è un idraulico bolognese, come il mio. (Continua…)
Sappiamo che cosa significa: la vita è una questione pratica: o passa o va allargata, ma più di tanto non si può. La manualità è l’unità di misura delle cose, ma le mani servono per fare, aggiustare, come le parole per definire, sancire. Il sentimento è un non detto. Il gesto che lo trasmette è un fatto, non un semplice atto. Ci voleva una generazione in più per trovare la forza di esprimersi. E ci vuole sensibilità per farlo senza esibizionismo.
Seppur resa pubblica, quella mano sulla mano è una vicenda loro. Due righe appena per esprimere un bisogno di dirlo forte, perché non è più vero che sia da uomini tenersi tutto dentro, anche se quelli di prima si sono educati così. Guardarla ci ricorda tutti i gesti che non abbiamo fatto. È la cellula aperta che tiene a galla la speranza.