Se l’incidenza settimanale dei casi è superiore a 250 ogni 100mila abitanti scatta in automatico la zona rossa. Dopo l’abbassamento della soglia dell’Rt per determinare il posizionamento nelle fasce, il governo pensa a un’ulteriore stretta. La proposta, avanzata dall’Istituto superiore di Sanità, è stata condivisa dal Cts e dovrà essere concordata con le Regioni.
Un incontro tra il governo e le regioni non è ancora stato fissato ma è probabile che si tenga all’inizio della prossima settimana in vista della scadenza del Dpcm il 15 gennaio. E intanto Il governo sta valutando la proroga dello stato di emergenza in scadenza a fine gennaio. Non sarebbe ancora tuttavia definita la durata della nuova proroga, ma l’ipotesi più accredita è che si vada al 31 luglio. (Continua..)
Gli ultimi dati
In base all’ultimo monitoraggio, con l’abbassamento dei parametri relativi all’incidenza dei casi, l’unica regione che andrebbe automaticamente in zona rossa sarebbe il Veneto, che ieri aveva un’incidenza a sette giorni di 454,31 casi per 100mila abitanti. A rischio anche l’Emilia Romagna, con un’incidenza a 242,44. In tutto sono cinque ad oggi le regioni o province autonome che superano i 200 casi ogni 100mila abitanti: oltre a Veneto ed Emilia Romagna, ci sono la provincia di Bolzano (231,36), il Friuli Venezia Giulia (205,39) e le Marche (201).
In ogni caso, nessuna regione è sotto la soglia dei 50 casi ogni 100mila abitanti, quella che, dice la cabina di regia del ministero della Salute, permetterebbe «il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e il tracciamento dei loro contatti». L’incidenza più bassa si registra in Toscana, con 78,95 casi ogni 100mila abitanti. (Continua..)
La proroga
L’ipotesi, sul fronte dello stato d’emergenza, è quindi un rinnovo di altri 6 mesi. Una decisione non più procrastinabile perché, ad un anno esatto da quando era stato decretato la prima volta (il 31 gennaio 2020), lo status emergenziale appare più che mai necessario. Bisogna quindi individuare velocemente una data per estenderlo e redigere un decreto apposito. Se è infatti vero che il premier Giuseppe Conte nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno a Villa Madama aveva già annunciato di essere pronto a farlo (lo prorogheremo «finché ci sarà bisogno»), è chiaro che si tratta di una scelta squisitamente politica che in passato ha fatto ampiamente discutere il Parlamento, e che quindi va presa al più presto.
I tempi tecnici
Il 31 luglio è anche, almeno formalmente, l’ultima data a disposizione. Secondo le norme del Codice della Protezione Civile (quello che regola lo status), lo stato d’emergenza è infatti prorogabile solo di 12 mesi e poi di altri 12. Questo però non vuol dire che può durare in tutto 2 anni: la norma infatti prevede che la proroga del secondo anno vada conteggiata rispetto alla fine della prima dichiarazione dello stato d’emergenza. Nel caso del coronavirus, la scadenza da cui parte la possibile proroga di un anno non è il 31 gennaio 2021, ma il 31 luglio 2020. E l’ultima data disponibile per la proroga sarebbe quella dell’estate 2021. Tuttavia non di rado queste scadenze sono state sforate. È accaduto più volte in presenza di eventi tragici come i terremoti (Centro Italia, Emilia e Campobasso per citarne alcuni).